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Conversazioni con la macchina, dialoghi tra arte e AI

Conversazioni con la macchina, dialoghi tra arte e AI

Valentina Tanni svela le interazioni con la 'vita artificiale'

ROMA, 31 marzo 2025, 11:03

Redazione ANSA

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(di Marzia Apice) VALENTINA TANNI, CONVERSAZIONI CON LA MACCHINA. IL DIALOGO DELL'ARTE CON LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI (Edizioni Tlon, pp.96, 12 euro). Quando si parla di intelligenza artificiale, c'è chi si approccia alle macchine con un autentico senso di meraviglia, e chi, al contrario, le vede come entità rivali e minacciose, da temere. Eppure, si potrebbe provare a costruire un'alternativa che vada al di là di questa dicotomia, seguendo l'esempio di alcuni "artisti pionieri", del '900 e contemporanei, interessati più al concetto di "vita artificiale" che a quello di intelligenza artificiale. E' questa la riflessione che Valentina Tanni, storica dell'arte contemporanea e docente, propone al lettore nell'interessante saggio "Conversazioni con la macchina", in libreria con Tlon dal 26 marzo. La chiave per inquadrare in un'ottica diversa il binomio uomo-macchina è proprio quello di recuperare la prospettiva della relazione: a chi si chiede se davvero si possa dialogare con le macchine e testare possibili forme di coabitazione, la risposta di Tanni è senz'altro affermativa. L'autrice lo dimostra raccontando le esperienze esemplari di alcuni esponenti del mondo dell'arte, a partire da quella dell'artista, psicologo e ingegnere inglese Gordon Pask che nel 1953 costruì il Musicolour, un sistema elettromeccanico in grado di produrre uno spettacolo luminoso in risposta a degli stimoli sonori e di dialogare di fatto con l'essere umano, innescando un botta e risposta potenzialmente infinito. Oggi il dibattito sull'intelligenza artificiale si concentra sull'apprendimento della macchina - ossia sulla capacità dell'uomo di "insegnare" alla macchina a essere intelligente -, partendo da quanto diceva Antonio Caronia secondo il quale la macchina è "il nostro doppio", che rivaleggia con l'essere umano. Ma se si amplia l'orizzonte, il computer "forse può diventare anche uno specchio attraverso cui comprendere più a fondo i nostri stessi comportamenti", afferma Tanni. Nel libro, che l'autrice definisce un catalogo di metafore della relazione, gli artisti presi in esame si pongono domande non "relative alla capacità che questi sistemi hanno di performare, eseguendo in maniera impeccabile i compiti loro assegnati, quanto alla loro capacità di agire, rispondere, dialogare, creare, esistere nel mondo".
    Seguendo l'attitudine esplorativa messa in pratica in alcune ricerche nell'ambito artistico, si può scoprire che "la macchina diventa, di volta in volta, un alter ego, un collaboratore, una figlia, un amante, un animale selvaggio. L'artista diventa una maestra, una genitrice, un giardiniere, un domatore e uno sciamano". E da qui, provare a chiederci quale rapporto vogliamo instaurare con delle macchine che sembrano possibili "soggetti".
    Pur nelle varie differenze, nelle esperienze raccontate da Tanni emerge un dato comune: gli artisti concordano sul fatto che le macchine non sono strumenti nel senso tradizionale del termine.
    Come sottolinea l'autrice, "non si può negare che alcuni sistemi generativi esibiscano le caratteristiche di una forma di vita, e come tali richiedano la ricerca di una forma di relazione".
   
   

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