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Da Mad Men a Lost, cercando Dio nelle serie tv

Da Mad Men a Lost, cercando Dio nelle serie tv

Nel libro di Franzoni il trait d'union tra fede e telecomando

ROMA, 17 aprile 2025, 13:59

Redazione ANSA

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(di Laura Valentini) ANDREA FRANZONI 'CERCARE DIO CON IL TELECOMANDO' (ANCORA EDITRICE, PP 136, 14 EURO) - C'è un trait d'union tra cristianesimo e fede da una parte e uno dei modelli culturali più in voga della nostra epoca mediatica, quello delle serie tv, dall'altra? A rispondere affermativamente è il libro 'Cercare Dio con il telecomando" dal sottotitolo 'L'immaginario biblico nelle serie Tv' in cui Andrea Franzoni esamina alcune delle serie televisive più popolari, da Lost a Stranger Things, da Hannibal a Il miracolo, mettendone in luce gli elementi legati alla teologia, e gli interrogativi esistenziali che sono appena sotto la superficie. L'autore individua "il punto di partenza" di quella che definisce l'alleanza tra immaginario religioso e cultura popolare nella serialità televisiva in 'Lost' la serie creata dal network Usa Abc che narra le vicende di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo, schiantatosi su un'isola misteriosa. Jack Shepard è il primo superstite presentato allo spettatore ma anche una sorta di Adamo che si risveglia dal sonno in un 'non luogo' che potrebbe essere il paradiso. Il contrasto tra fede e ragione è esemplificato dal rapporto tra Shepard e un altro superstite, John Locke, che prima del disastro aereo era in sedia a rotelle e recupera l'uso delle gambe subito dopo l'incidente, interpretando tale avvenimento come un miracolo. Gli uomini e il loro libero arbitrio, dunque, mentre il tormento dell'uomo moderno è al centro di 'Mad Men' ( in onda dal 2008 al 2015), serie in cui si narrano le vicende di alcuni pubblicitari che lavorano in Madison ('Mad') Avenue. Gli uomini folli richiamati nel titolo sono proprio coloro che lavorano nelle agenzie di quella strada, dove un po' tutti non trovano pace, a cominciare dal protagonista, lacerato nella rincorsa di desideri sempre nuovi da soddisfare. E come l'autore suggerisce citando Agostino dovrà concludere che "l'uomo trova la pace solo in Dio, l'unico oggetto del desiderio che, una volta conquistato, è capace di colmare il vuoto nel cuore dell'uomo".
    E poi 'Leftovers', (serie Hbo) con le sue sparizioni di uomini forse 'rapiti' da Dio fino all'italiana 'Il miracolo ' in onda nel 2018 su Sky Atlantic, un faro acceso sul rapporto tra miracolo e scienza. L'invito è quello di prendere il sacro seriamente: che uno creda o meno, l'inspiegabile, osserva l'autore, spinge l'uomo sempre e comunque alla decisione.
    Il tema della morte e del tempo viene approfondito nella britannica 'Black Mirror' tuttora in onda, con ipotetici sistemi tecnologici capaci di digitalizzare la coscienza e caricare la propria anima in paradisi artificiali in cui poter continuare a vivere per sempre. Se al di là dell'allegoria della lotta eterna per il potere 'Il Trono di spade' mette in scena la guerra finale fra vivi e morti l'unico che sembra accorgersi della minaccia che questi ultimi rappresentano per l'umanità è Jon Snow, una figura cristologica almeno in apparenza visto che trafitto da frecce torna miracolosamente vivo dal mondo dei morti.
    Ma negando qualunque trascendenza. Se 'Stranger Things' proposta da Netflix ci dice che "il male non si redime, non ha una cura e può essere solo distrutto totalmente per il bene della comunità" il libro individua in 'True Detective', di cui esamina la prima iconica stagione, la serie più aperta al mistero divino. Essere e nulla sono intrecciati come sembra suggerire anche il titolo Form e Void dell'ultima puntata e il viaggio dei due detective protagonisti si rivela veramente apocalittico, fino ad essere nel finale estremo rivelati a loro stessi e liberati finalmente dal male. Scopo del libro, dichiara l'autore nella prefazione, è mostrare non solo la capacità dell'immaginazione umana di ricombinare i propri depositi culturali e tradizionali, ma anche quella dell'immaginario cristiano di adattarsi alle forme più diverse di narrazione, testimoniando così la possibilità di creare sempre nuovi approcci narrativi alla fede. "Le serie quindi possono essere strumento per la conoscenza, grazie alle domande esistenziali e religiose che pongono".
   

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