- "Mi piacciono gli incidenti casuali. Non vado ai festival perché lì in genere ci sono musicisti già noti. Ascolto quello che capita e spesso scopro grandi artisti solo per caso. Così è successo per Arvo Paert. Ero in autostrada, circa 35 anni fa, e la radio mandava un pezzo che mi sembrava diverso, decisamente originale. Così ho accostato per sentire meglio, fu una grande scoperta". Manfred Eicher, 72 anni, abito scuro, capelli che cadono sulle spalle, racconta al Prix Italia di Torino l'avventura che dal '69, anno della fondazione della sua Ecm (Editions of contemporary music), lo ha portato a scoprire alcuni tra i grandi artisti di sempre, jazzisti e non solo, arrivando a più di mille titoli in catalogo.
"Fin da bambino credevo nella musica - ricorda -. A sei anni ho iniziato a suonare il violino. Poi, dopo aver ascoltato Miles Davis, mi sono appassionato anche al contrabbasso. Quindi ho studiato composizione". Ma è alla fine degli anni '60 che è arrivata la svolta della sua vita. "Siamo partiti con una piccola casa discografica. Facevano le registrazioni anche solo in un giorno se filava tutto liscio. Mi piaceva catturare i suoni, volevo registrare la musica in modo nuovo. Penso che l'importante sia trovare i contenuti, raccogliere un'idea di suono che significhi davvero qualcosa".
Così, anno dopo anno, sono stati lanciati artisti del calibro di Keith Jarrett (grazie al quale la Ecm ha venduto quasi 4 milioni di dischi, un'enormità per il jazz), Jan Garbarek, Pat Metheny, Chick Corea, e compositori come appunto Arvo Paert, Steve Reich e John Adams, ma anche autori scovati in ogni parte del mondo. "Mi è sempre piaciuto viaggiare - sottolinea -, sono stato in Albania alla ricerca delle voci dei pastori, in Africa, in Cina. Volevo ascoltare i musicisti senza sfruttarli per le mie esigenze, mantenendo la loro purezza. Poi facevo incontrare artisti che avevano delle affinità per creare qualcosa di originale".
Ora Eicher sta portando avanti un progetto all'auditorium di Lugano, dove - spiega - "c'è un'acustica straordinaria. Negli studi, dove sei obbligato a indossare le cuffie, si riduce la dinamica della musica. Lì, invece, i musicisti possono immergersi completamente in quello che stanno facendo e non vengono disturbati dai suoni che li circondano. Così aumenta il colore della musica e, se si è attenti, si può anche ridurre al minimo il lavoro di postproduzione". Secondo il produttore tedesco, "il suo lavoro è come quello di un regista che guida l'artista. Per questo è importante ascoltare in modo attento e rispettoso".
Così - dice - si può scoprire anche il valore del silenzio.
"La gente sfugge il silenzio perché non lo sopporta, invece per me è sacro e bisogna guadagnarselo. Io lo cerco nella musica, cerco l'evocazione del silenzio". La sua Ecm è nota anche per l'attenzione alla grafica, alle immagini e alla fotografia, con le copertine dallo stile minimalista che sono loro stesse piccole opere d'arte. "Mi piace toccare i dischi, tenerli in mano, guardali - sottolinea -, per questo il digitale non fa per me"
Riproduzione riservata © Copyright ANSA