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Bubeníček, la mia Carmen indomabile

Bubeníček, la mia Carmen indomabile

Prima mondiale. Coreografo, le donne dovrebbero essere come lei

ROMA, 29 gennaio 2019, 09:39

Marzia Apice

ANSACheck

Opera Roma Carmen - RIPRODUZIONE RISERVATA

Opera Roma Carmen - RIPRODUZIONE RISERVATA
Opera Roma Carmen - RIPRODUZIONE RISERVATA

"La mia Carmen è una femme fatale, ma dentro di sé ha soprattutto un elemento di indomabilità. Nessuno riesce a farle fare ciò che vuole. La sua è una storia attuale: tutte le donne dovrebbero tendere alla libertà dello spirito". Descrive così la sua eroina Jií Bubeníek, coreografo ceco che presenta in prima mondiale al Teatro dell'Opera di Roma l'ultima creazione, il balletto Carmen, in scena dal 2 al 10 febbraio. Un nuovo allestimento a cura della Fondazione del Teatro dell'Opera (le scene sono di Gianni Carluccio e i costumi di Anna Biagiotti), che non mancherà di stupire il pubblico del Costanzi, non solo per il linguaggio molto personale del coreografo, abituato a unire armonosamente il classico al contemporaneo, ma perché questa versione affonda le proprie radici nelle origini letterarie dell'opera, la novella di Prosper Mérimée.

Cambiano infatti nella storia alcuni personaggi: non ci saranno Micaela ed Escamillo, sostituito da Lucas, ed entrerà nella storia Garcia, il marito di Carmen. "In questo lavoro la Carmen che si incontra è quella del testo letterario, è una gitana", afferma il coreografo nato in Polonia ma di nazionalità ceca, che ha una strabiliante carriera di ballerino alle spalle (nella compagnia di John Neumeier insieme al gemello Otto), "io sono cresciuto in una famiglia di artisti circensi, i miei genitori erano acrobati e nei nostri vari spostamenti abbiamo incontrato tanti nomadi. Le ho sempre viste come persone libere e indomabili, che dicono quello che pensano, che amano la vita e sono piene di istinto, come gli animali. Anche la mia Carmen è così".

"Il mio metodo è questo: torno alle fonti letterarie per conoscere la storia e poi rifarla a modo mio. Come coreografo mi definisco variopinto, perché cambio spesso colore. Il nucleo del mio lavoro è comunque la narrazione, c'è sempre una storia da raccontare anche in un balletto più astratto", prosegue, sottolineando la sua 'mania' di "unire il classico al contemporaneo per combinare insieme diversi generi, stili e tradizioni. Uso un linguaggio del corpo che cambia a seconda dei ruoli: in Carmen ci sono personaggi eleganti ed altri che provengono dalla strada. Amo cucire i ruoli sui danzatori, per far sì che possano esprimersi al meglio". Un'attitudine al racconto la sua che ha imparato fin da piccolo e ha coltivato negli anni: "vengo da Praga e quando sotto il regime comunista ci era proibito vedere i film americani, mio padre in qualche modo riusciva comunque a reperirli e portarli a casa. Credo di aver visto il Dottor Zivago almeno 50 volte", dice. Diviso in due atti, il balletto di Bubeníek si caratterizza anche per la musica, eseguita dal vivo dall'Orchestra capitolina guidata dal Maestro Louis Lohraseb, al suo debutto come direttore: il coreografo ha infatti voluto accompagnare la celebre partitura di George Bizet con alcune composizioni di Manuel de Falla, Isaac Albéniz, Mario Castelnuovo-Tedesco e del maestro compositore Gabriele Bonolis.

"So leggere la musica ma non ho una formazione da musicista: è stato importante lavorare alla struttura musicale con Bonolis, che è rimasto a Dresda con me per due mesi. Per la prima volta saranno suonate insieme nella Carmen diverse fonti musicali". In scena il pubblico vedrà danzare l'étoile dell'Opera di Roma Rebecca Bianchi, con i primi ballerini, i solisti e il corpo di ballo diretti da Eleonora Abbagnato, e l'artista ospite Amar Ramasar, già principal dancer del New York City Ballet.

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