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Echenoz '14, romanzo d'amore e guerra

Echenoz '14, romanzo d'amore e guerra

Gli orrori delle Grande guerra e una bella storia a tre

ROMA, 17 dicembre 2014, 13:32

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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  JEAN ECHENOZ, '' '14'' (ADELPHI, pp.
    110 - 14,00 euro - traduzione di Giorgio Pinotti).
    In un soleggiato sabato d'agosto del 1914 il contabile Anthime Seze si fa una bella passeggiata in bicicletta, anche per non cercar di pensare all'amore non corrisposto della bella Blanche, figlia del proprietario della fabbrica di scarpe in cui lui lavora, quando il suono a martello delle campane che arriva da tutti i paesi vicini annuncia che la guerra, di cui tanto si parla, è scoppiata. Inizia così il romanzo di Jean Echenoz dedicato alla Grande guerra, breve come tutti i suoi libri, a cominciare dalla trilogia dalle narrazioni biografiche dedicate al musicista Ravel, al maratoneta Zatopek e allo scienziato Tesla, che tanto successo hanno avuto con il loro raccontare limpido, il sobrio andamento della scrittura e il saper rivelare il generale attraverso i particolari.
    Non diverse sono queste pagine, che ci riservano presto un colpo di scena (e ce ne saranno altri): Anthime ha un fratello con cui parte per il fronte, Charles, che, oltre a essere sicuro che tutti i combattimenti si risolveranno 15 giorni, tra l'altro riesce invece a ricevere attenzioni di Blanche, che conserva le lettere che ambedue le scrivono metodicamente in distinti cassetti e in pile tenute assieme da ''fettucce di colore opposto''. E' Blanche che ci rivela come, ''pneumaticamente svuotata degli uomini, la città sembri così aver ampliato le sue dimensioni'', popolate solo di donne, anziani e bambini, mentre le brasserie sono deserte e, scomparsi i camerieri partiti in guerra, i proprietari devono farsi da soli le pulizie.
    Senza rivelare come si svilupperà e finirà questa storia d'amore a tre, che serve da struttura al racconto è ha una esemplarietà d'epoca, a interessare è la narrazione della guerra con i suoi orrori e catena di morti. Anthime perde un braccio reciso da una scheggia (e tutti si congratulano con lui invidiandogli quella ferita provvidenziale che lo fa rispedire a casa), e aveva già perso l'amico Arcenel, che viene fucilato per diserzione più casuale che volontaria, e Padiolean rimasto accecato dai gas che hanno il profumo di geranio. Ma poi ci sono i morti nella nuova arma, l'aviazione, quelli delle bombe e quelli dei cecchini, oltre ai sospetti d'essere spie che vengono uccisi a bruciapelo sul luogo. E ci sono i paesi deserti, abbandonati e devastati e in cui restano solo ''proiettili inesplosi, biancheria sparsa, pentole senza manico, boccette vuote, un cane malato, un atto di nascita, un dieci di fiori, una vanga rotta'', raccontati con questa minuzia apparentemente casuale e forse qui un po' troppo letteraria, mentre appare molto più realistica e secca nel rendere conto di cosa si trovi nello zaino di un soldato, per farlo arrivare a pesare 35 Kg. Nel racconto di Echenoz e nell'esperienza del suo personaggio c'è tutto l'orrore della guerra, sangue, odori, scoppi, lame, spari, putrefazioni, paura e sporcizia, tutto con una scrittura descrittiva limpida e rapida, essenziale, a evitare ogni fronzolo fuori luogo, ma che d'altra parte finisce per attenuare e allontanare la forza di quel che vien detto, come si fosse davanti a una foto, a un disegno inanimato, senza il sentimento di chi quelle cose le vive, senza quelle emozioni che sole sono capaci di trasmettere la verità di un contenuto al lettore. Comunque una bella storia d'epoca che si legge volentieri, documentaria, che non tralascia nulla, quindi con una suo valore di cronaca, di verità al di là della retorica che ha accompagnato spesso il ricordo della prima guerra mondiale, ma distante dalle testimonianze vive di un Blaise Cendrars o da racconti terribili come ''La paura'' di Federico De Roberto.
   
   

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