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L’oltraggio, tra il corpo e la mente

L’oltraggio, tra il corpo e la mente

Erotismo, segreti e ambiguità, con un tocco noir

ROMA, 16 marzo 2015, 10:30

Mariza Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   SARA BILOTTI, L'OLTRAGGIO (Einaudi, pp.305, euro 9). Sono le ombre del passato e del presente, così come le parole non dette e quelle dette per circostanza, le zavorre volatili che a volte pesano come macigni, impedendo alle ferite di rimarginarsi. Parte da qui "L'oltraggio" (Einaudi), il romanzo d'esordio di Sara Bilotti, proprio dall'inconsistenza delle idee e dell'inconscio che, sebbene immateriale, riesce comunque a condizionare la vita delle persone. Per condire una trama che fa di tutto per essere accattivante, l'autrice ricorre a erotismo e una buona dose di ambiguità: ingredienti che hanno il compito di irretire il lettore come la voce melodiosa di una sirena, e trascinarlo con sé. Proprio nel momento in cui la saga letteraria (e cinematografica) di "Cinquanta sfumature di Grigio" si situa al centro del dibattito pubblico, con il suo portato di "apocalittici" e "integrati", arriva dunque la risposta della Bilotti, giovane autrice napoletana, con il primo capitolo di una trilogia composta dai successivi "La colpa" (in uscita adesso, a marzo) e "Il perdono" (maggio). Con una Toscana che fa impercettibilmente da sfondo, sulla scena de "L'oltraggio" appare un quadrilatero in cui figurano Eleonora, la protagonista, Corinne, la sua amica del cuore, e i fratelli Alessandro ed Emanuele, entrambi bellissimi e seducenti, uno praticamente perfetto, colto, gentile e premuroso, l'altro dal fascino più torbido, selvaggio e animalesco. Eleonora, mentre fa i conti con un passato di cui Corinne costituisce il volto in carne e ossa, si ritrova impigliata in un menage amoroso-passionale con i due fratelli, che condividono un misterioso segreto. Il dilemma per lei è scegliere tra due impossibilità: l'impossibilità di non innamorarsi dell'uomo ideale (Alessandro), e quella di resistere alla forza dirompente, dolce e rude al tempo stesso, della carne (Emanuele). A colpire sono anche gli altri personaggi che l'autrice delinea nel corso del romanzo, ognuno con un ruolo ben ritagliato in quella che sembra proprio una compagnia d'attori.
    Perché è palese e dichiarato nel libro che in questa storia, striata di rosso fuoco e nero pece, tutti i caratteri siano chiamati a un duplice compito: quello di essere se stessi e al tempo stesso di indossare la maschera delle frasi di circostanza, delle parole sussurrate per non farsi sentire, ma anche delle scene plateali. In questo microcosmo teatrale, e mentre la trama noir si dipana prendendo la sua strada, arrivano piccoli dettagli che danno corpo al libro, ma che forse avrebbero meritato più spazio. Sono quelli che con poche parole raccontano tanto di Eleonora: ne emerge una donna che "non era mai ciò che avrebbe voluto essere", costretta a relazionarsi con gli abitanti di Bruges (la villa in cui si consuma la storia) che fanno fatica "a disfarsi delle cose", alle prese con rapporti arrampicati "come piante spinose su muri trasparenti" e faccia a faccia con il sogno di un amore che deve riuscire a nutrirsi "di debolezze, non di perfezione". Nonostante il limite oggettivo di alcune situazioni, che appaiono un po' estreme e improbabili in un romanzo in cui gli elementi migliori sono proprio quelli che ritraggono la "verità" dei personaggi, le pagine scorrono fluentemente e tengono il lettore in uno stato continuo di tensione. Una tensione che si nutre da un lato di atmosfere erotiche - sottili e tendenzialmente non "tagliate con l'accetta" come capita spesso in questo tipo di letteratura - dall'altro dell'impianto stesso del giallo da risolvere. Un po' piccante, ma non troppo, un po' noir ma non fino in fondo, il libro costituisce una piacevole lettura, e soprattutto un inizio promettente. Tanto da far nascere la voglia di completare questo puzzle letterario con gli altri due tasselli.
   
   

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