ROBERTO CAMURRI, A MISURA D'UOMO (NN Editore, pp.172, 16 Euro).
E' un esordio interessante quello di Roberto Camurri, classe 1982, che nel libro A misura d'uomo (NN editore, in libreria dal 25 gennaio) accende i riflettori sulla provincia italiana come laboratorio di emozioni.
Ambientato a Fabbrico, paesino dell'Emilia, il romanzo racconta il triangolo d'amore e amicizia che lega Davide, Valerio e Anela, tre giovani divisi tra senso di colpa e voglia di evadere. Attorno a loro si intrecciano le storie di tanti personaggi, ognuno emblema di un diverso 'male di vivere', e alle prese con desideri e paure. Ad avvolgere tutto c'è poi una provincia ingombrante, che attira nella propria rete ogni personaggio e soffoca con il proprio orizzonte limitato, ma che è anche capace di liberare emozioni purissime. "Ho tatuato il cap di Fabbrico sul polso. La provincia ti fa sentire parte di una cosa, provi un sentimento forte, forse eccessivo, ma lo senti e non sai perché", racconta Camurri in un'intervista all'ANSA, "cresci lì, crei quel tipo di rapporti che usano poche parole e che fanno fatica a esprimere emozioni, in cui tutto si basa sui gesti". E sono proprio i gesti a catturare il lettore, tirato dentro alle scene fino quasi a parteciparne: è questa la forza del romanzo, un'empatia costruita ad arte attraverso descrizioni minuziose, in cui ogni dettaglio, oggetto, movimento o dialogo che sia, diviene essenziale per comunicare. "Un'empatia che però elimina ogni giudizio", sottolinea l'autore, "infatti ho solo voluto stare dentro le scene, sintonizzarmi su ciò che provavo mentre scrivevo di quel personaggio in quel momento e coinvolgere il lettore". Anche lasciando insoluto qualche mistero: "sì, io conosco perfettamente i dettagli che mancano", prosegue, "ma non ho voluto spiegare tutto, per dare spazio a chi legge di costruirsi la propria storia e lasciare un senso di sospensione". L'idea di Camurri è di "portare il lettore dentro il racconto", lavorando molto sul linguaggio: "ho rinunciato alle subordinate per non creare contrapposizione", spiega, "per esempio nel triangolo tra Davide, Valerio e Anela non c'è opposizione tra amore e amicizia, è tutto lì, sullo stesso piano. E poi ho usato pochi punti e molte virgole per creare più coinvolgimento". Accanto al linguaggio, semplice, chiaro, a volte ossessivo, è in quest'ottica particolarmente efficace anche la struttura del romanzo, fatta di racconti che potrebbero vivere di vita propria. Nonostante i racconti siano cronologicamente mescolati, la storia tuttavia segue un proprio filo che il lettore può scegliere di riannodare oppure lasciare così, senza un ordine se non quello emotivo. "Ho scritto i racconti separati l'uno dall'altro, poi la casa editrice mi ha fatto notare che in realtà ciò che avevo fatto era già un romanzo. Allora ho lavorato per far diventare coerente la storia, ma la cronologia non mi interessava, ho voluto concentrarmi solo sulle emozioni per far capire quanto alcuni luoghi siano emblema di una certa diseducazione rispetto ai sentimenti".
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