"Sul 48% degli uomini in pensione si
concentra il 56% della spesa previdenziale, al 52% della donne
pensionate va il 44% della spesa, con uno sbilancio del 36% del
trattamento pensionistico a favore degli uomini. Sono soltanto
alcuni dei numeri forniti nel rapporto annuale dell'Inps. Altri
ancora se ne trovano a confermare che lo squilibrio dovuto al
cosiddetto gender gap non si è affatto ridotto nel corso degli
anni". Lo dichiara in una nota Daniela Ruffino (Azione).
"Per dire: a gennaio 2023 erano 175 mila le donne ad aver
usufruito di 'opzione donna', a scegliere cioè di andare in
quiescenza anticipata, pagando cara questa scelta perché ha
comportato un taglio del 40% del trattamento rispetto ai valori
medi - aggiunge -. Una doppia penalizzazione, stipendi più bassi
e, di conseguenza, pensioni inferiori, a ricordarci la disgrazia
tutta Italiana di essere donne ieri sul lavoro e domani in
pensione. La stessa opzione donna, presentata all'atto
dell'approvazione come un'agevolazione che si vuole riconoscere
alle donne madri e lavoratrici, non è una concessione né un dono
perché quel gap del 40% sul trattamento previdenziale pesa per
il resto della vita - spiega Ruffino -. Il primo nodo da
sciogliere è nei contratti di lavoro, perché è da lì che parte
la disparità del trattamento pensionistico. Accanto alla
battaglia sacrosanta per il salario minimo le opposizioni devono
mettere in campo un'iniziativa legislativa per superare il
gender gap", conclude.
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