(di Alfonso Abagnale)
In arrivo a settembre il piano 'Made
in Italy 2030', che dovrebbe definire la politica industriale
italiana nei prossimi anni. Il ministro delle Imprese e del Made
in Italy, Adolfo Urso, lo annuncia ai sindacati durante il
tavolo al Mimit sulle politiche industriali ma le sigle presenti
restano fredde.
"Dopo più di un anno di lavoro è nostra intenzione presentare
a settembre 'Made in Italy 2030', documento che traccia la
politica industriale che noi vorremmo realizzare in sede
nazionale con un respiro di almeno 5 anni", dice il ministro.
"Sarà una sorta di libro verde: una proposta di analisi
prospettiche con una serie di domande, che attiverà una
consultazione pubblica che ci permetterà di giungere poi a un
documento finale, entro la fine dell'anno, che possa delineare
la politica industriale del nostro Paese da qui ai prossimi
anni", spiega Urso.
Per i sindacati non va bene. In tre ore di confronto "non
sono arrivate le risposte che attendavamo", affermano il
segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e il
segretario generale Fiom-Cgil Michele De Palma. "Abbiamo
sottolineato che siamo di fronte ad un rischio molto concreto
per il nostro sistema industriale e manifatturiero. Le due
centralità dell'industria su cui bisogna investire con urgenza
sono l'acciaio e il settore automotive per scongiurare il
rischio di andare verso un processo di dismissione e non di
transizione ecologica", spiegano. Landini avverte che "siamo di
fronte ad un bivio: o si investe per cambiare o si chiude".
Il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha sottolineato
che Urso ha illustrato "un'ipotesi di lavoro per costruire un
libro verde sulle politiche industriali di questo Paese nei
prossimi cinque anni" quando la presidente della Commissione
europea von der Leyen "ha parlato di un piano industriale per
la decarbonizzazione da fare in Europa nei prossimi 100 giorni:
non cinque anni, ma 100 giorni". Per cui "abbiamo chiesto al
ministro di intervenire presso il Presidente del consiglio per
chiedere un tavolo che sia in grado di chiarire al Paese quali
sono le scelte strategiche di politiche industriali e quali
saranno i finanziamenti", ha detto il leader della Uil. Secondo
il segretario confederale della Cisl, Giorgio Graziani, c'è la
"necessità di scegliere quali sono le colonne portanti
manifatturiere per il prossimo futuro: la siderurgia,
l'automotive, gli elettrodomestici sono sicuramente una parte
centrale", ma serve "riattivare la farmaceutica, la chimica e la
produzione energetica, perché la questione energetica è una
condizione vincolante per la competitività della nostra
industria".
Dal canto suo Urso ha rivendicato che "l'industria e il
lavoro sono al centro della nostra attenzione" e questo è
"confermato" dai dati, con "oltre 800mila occupati in più
dall'inizio della legislatura e oltre 66mila in più
nell'industria manifatturiera, quasi tutti a tempo
indeterminato", ha detto il ministro, sottolineando anche che
"in questi 20 mesi non è stato chiuso un sito industriale,
abbiamo salvaguardato i siti industriali, talvolta attraverso
un'opera di riconversione, come accaduto con Wartsila di Trieste
o con Magneti Marelli in Emilia-Romagna, in altri casi
affrontando crisi strutturali che duravano da decenni, come a
Termini Imerese e Piombino". Urso ha poi informato che
Stellantis "ha presentato una notifica" della cessione di Comau
"ai sensi della Golden Power che ha un suo percorso che noi
seguiremo con molta attenzione".
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