Nel 2023 le imprese delle filiere
di Confindustria Emilia Area centro hanno registrato un
fatturato medio di 31,2 milioni, in crescita rispetto al 2021
(26,5 milioni) e quasi stabile rispetto al 2022 (31,8 milioni).
Ma in quei due anni sono calati i margini: l'Ebitda era al 12,4%
del fatturato nel 2021 ed è passato all'11,2% nel 2022, per poi
risalire a 11,8% nel 2023, mentre l'utile ante imposte è passato
dal 7,2% dei ricavi nel 2021 al 6% nel 2023. È quanto emerge
dalla terza edizione degli Osservatori di filiera
dell'associazione degli industriali di Bologna, Ferrara e
Modena.
Le circa 3.400 associate di Confindustria Emilia si
raggruppano in venti filiere, che insieme esprimono un fatturato
di 99 miliardi raggruppando oltre 263mila lavoratori. La filiera
più grossa, quella dell'agroalimentare, vale 12,9 miliardi di
fatturato e 29.726 addetti. Dimensioni e performance delle
associate sono superiori alla media italiana e territoriale, ma
i livelli di redditività soffrono. Una flessione dovuta, per il
presidente Valter Caiumi, al fatto che "le imprese stanno
continuando a investire sulle risorse umane. Le società stanno
cambiando, nella mutazione investono sulle persone e questo è un
aspetto positivo, però questa cosa non ha l'effetto contrario
ancora sia sui fatturati, ma in particolare modo sui margini". A
provarlo sono, per Caiumi, la crescita del tasso di occupazione
e il calo del tasso di disoccupazione. Ma a pesare sui margini
sono anche "i costi dell'energia" e "gli adeguamenti" salariali
per l'aumento del costo della vita.
Il 53% delle società di capitale con fatturato superiore ai
500mila euro esporta, con un'incidenza delle vendite all'estero
sul fatturato pari al 34%. Nelle dieci filiere top performance,
gli indicatori salgono rispettivamente al 65% e al 40%.
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