"Nell'ottica di perseguire
l'interesse generale che guida costantemente la sua azione,
Confindustria - evidenzia una nota - aveva avanzato proposte di
modifica a costo zero, finalizzate ad avviare un primo, reale e
strutturale alleggerimento del peso delle bollette energetiche
per le imprese. Il riferimento è alle norme per estendere anche
alle Pmi industriali la riduzione degli oneri di sistema, alla
possibilità di fornire energia alle imprese industriali con
contratti a lungo termine da parte del Gestore dei Servizi
Energetici, alla eliminazione dello spread esistente tra il
mercato europeo e quello italiano del gas che grava per 1,3
miliardi di euro all'anno, alla gas e biometano release, alla
rimozione dei vincoli per installare impianti rinnovabili sulle
aree industriali bloccate dal DL Agricoltura dello scorso anno".
Tuttavia, rimarcano gli industriali, "tra emendamenti
dichiarati inammissibili, inviti al ritiro e l'assenza di pareri
da parte dei ministeri competenti, si è persa un'altra occasione
utile per intervenire in maniera efficace. Il Decreto Bollette,
infatti, non prevede nulla per l'alimentare, il tessile, la
farmaceutica, la componentistica automotive, l'arredo, la
meccanica, il calzaturiero, le telecomunicazioni, per citare
alcuni tra i tanti esempi che si potrebbero fare di eccellenze
del Made in Italy".
Confindustria evidenzia la necessità di "agire con urgenza" e
sottolinea: "dispiace come durante l'intero iter legislativo sia
mancata, da parte del Parlamento e del Governo, la
consapevolezza di questa urgenza e non sia stato fatto nulla per
rafforzare il decreto e introdurre misure strutturali a supporto
dell'industria italiana, nel rispetto di un equilibrio che -
ricorda - condividevamo di ripartire equamente le risorse tra
famiglie e imprese".
Pesa una bolletta da 20 miliardi ed il divario di
competitività per lo spread con i costi energetici più bassi per
le imprese di altri Paesi europei; Confindustria segnala anche
che è "necessario essere consapevoli che i consumi industriali
italiani rappresentano il 42% del fabbisogno energetico
nazionale (125 Twh) e per le imprese il prezzo dell'energia
viene calcolato in base al costo dell'elettricità prodotta con
il gas, che è la più cara. La produzione di energia rinnovabile
che rappresenta il 45% dell'energia prodotta con 115 TWh non
concorre alla formazione di un prezzo più competitivo per
l'industria".
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