"Abbiamo stimato che nell'ipotesi
assolutamente ipotetica di chiusura immediata del fondo e quindi
di liquidazione immediata, la Cassa oggi riuscirebbe a garantire
il 60 per cento delle promesse pensionistiche fatte sia agli
attuali iscritti non pensionati sia agli attuali pensionati". Lo
ha detto Fabio Angeletti, direttore generale della Cassa dottori
commercialisti, oggi a Siracusa al Previdenza in tour.
"La Cassa ha recentemente istituito un Centro Studi per
verificare gli andamenti demografici economici dei nostri
iscritti. Il ciclo di vita delle Cassa di previdenza prevede
l'alternanza di fasi di crescita (con accumulo patrimoniale) e
fasi di contrazione (con assorbimento di risorse finanziarie).
Si è introdotto un indicatore di sintesi per misurare la
capacità di supportare i futuri cicli finanziari a saldo
previdenziale negativo.
Lo studio si è concentrato sul verificare la copertura
patrimoniale delle promesse previdenziali attualizzando ad oggi
il debito futuro delle promesse pensionistiche rapportandolo al
patrimonio. Devo dire che è un valore assolutamente congruo.
Basti pensare - ha continuato il direttore Angeletti - che al
momento della privatizzazione, quindi parliamo di 30 anni fa,
questo rapporto era circa il 10 per cento. Che vuol dire che
quando la cassa è stata privatizzata aveva un patrimonio
sufficiente a pagare solo il 10 per cento di quello che aveva
come debiti verso verso gli iscritti nel momento della riforma.
Questo valore è cresciuto a circa il 25 per cento e grazie a
quella riforma oggi stiamo progressivamente capitalizzando il
sistema e siamo al 60 per cento con una prospettiva di
sostenibilità anche per gli anni futuri. È importante
sottolineare che le simulazioni effettuate sui valori in assenza
di riforma (mantenendo cioè il vecchio sistema di calcolo
retributivo) avrebbero portato entro il 2035 al completo
azzeramento dell'indice con conseguente default dell'Ente".
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