"L'obiettivo è tutelare il potere
d'acquisto dei lavoratori con i salari più bassi e favorire
l'occupazione dei giovani, incentivando la contrattazione
collettiva, che in questi anni ha permesso di attenuare la
gravosità dei bassi salari". Così, al Corriere della Sera, il
sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, spiega la proposta di
legge della Lega. "Si tornerà a discutere di salario minimo, e
noi non siamo d'accordo - aggiunge - perché svilisce e blocca la
contrattazione collettiva, che invece è la strada da percorrere
per ridare slancio ai salari".
"Non si tratta di legare i salari all'inflazione, ma di
tenerne conto nella contrattazione vigente - prosegue - Quasi
sempre i contratti collettivi vengono rinnovati con anni di
ritardo, poi si chiudono magari riconoscendo un una tantum sul
passato ai lavoratori, che così però hanno perso potere di
acquisto". Funzionerebbe piuttosto riconoscendo "ogni anno un
aumento dei salari contrattuali fino al massimo del 2% con
un'inflazione del 3% e oltre, e proporzionati quando questa è
più bassa. La compensazione dell'inflazione sarebbe comunque
parziale, ma gli aumenti scatterebbero subito, e se ne terrebbe
conto nella parte economica del successivo rinnovo
contrattuale".
"Nelle città e nelle regioni dove l'inflazione è più alta -
spiega ancora - ipotizziamo una defiscalizzazione maggiore del
welfare e dei fringe benefit aziendali. Non sono le imprese a
pagare stipendi più alti, ma lo Stato a incassare meno tasse.
Inoltre proponiamo che gli incrementi retributivi nel primo anno
siano detassati del 50% rispetto ad ora". Per i giovani
"prevediamo contratti a tempo indeterminato per i neoassunti e
chi ritorna dall'estero, che, se risolti dall'azienda entro i
primi due anni, comportano il versamento di un'indennità pari a
tre mesi. Con una flat tax del 5% per i giovani e la
decontribuzione per tre anni alle imprese". Cosa ne pensa
Giorgetti: "I costi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni
compatibili".
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