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Febbraio è il periodo dell'anno i cui gli uccelli ricominciano a cantare e a volare 'nel blu dipinto di blu'
Questo speciale non racconterà le voci del Festival, ma quelle del bosco, dove il Canto libero di battistiana memoria non ha confini e dove un cinguettio può far innamorare, permette di sfamare la prole e salvarsi la vita (foto copertina di Alfonso Roberto Apicella)
"Siamo noi i veri professionisti del canto. Sanremo? Dilettanti umani che provano a copiarci". Parola degli uccelli. Per molte specie, il mese di febbraio non è esattamente il momento di abbandonarsi sul divano dopo cena a guardare Sanremo. Anzi, febbraio è proprio il periodo dell'anno in cui questi nostri amici ricominciano a saltellare sui rami e a cantare, cantare, cantare un po' come quando, nel 1958 Domenico Modugno, proprio a Sanremo, rivoluzionò tutto alzando le braccia e, scuotendo la platea, impresse per sempre la sua impronta con i versi scritti insieme a Franco Migliacci: "...poi d'improvviso venivo dal vento rapito e incominciavo a volare nel cielo infinito.... Volare oh oh cantare oh oh oh, nel blu, dipinto di blu felice di stare lassù....". e quella sera standing ovation anche da parte della Natura. Con l'arrivo di febbraio, la primavera è alle porte e preannuncia la nuova stagione degli amori. Per molti uccelli sgranchire quindi l'ugola fa d'uopo e chissà se non sia solo un caso che anche per gli italiani febbraio è ormai per antonomasia il mese del canto (che sia bello poi sarà l'Auditel a sentenziarlo) con la tradizionale kermesse sanremese.
Tra cantanti e uccelli l'affinità è solo narrativa. Orietta Berti è nota anche come 'l'Usignolo di Cavriago', il cardellino e il canarino sono da sempre sinonimo di bel canto e per tanti anni hanno allietato le case degli italiani seppure rinchiusi in una piccola gabbietta, una triste costrizione che per fortuna sta scomparendo. Questo speciale non racconta le voci del Festival, ma quelle del bosco, dove il Canto libero di battistiana memoria non ha confini e dove un cinguettio può far innamorare, permette di sfamare la prole e di salvarsi la vita all'arrivo di un predatore. Per chi vuole appassionarsi e approfondire, ora c'è anche un'app che permette, una volta registrata con il proprio smartphone l'esibizione canterina di un uccello, di caricare con pochi click l'audio su una piattaforma scientifica (www.ornitho.it) e offrire agli studiosi la possibilità di analizzarlo, mapparlo e conservarlo. Molte specie sono già estinte, anche a causa dell'uomo, e molte altre sono a rischio. Anche questo è un modo per salvaguardare l'ambiente ma anche di volersi bene. Ascoltare il canto di un uccello è ormai acclarato: fa bene all'umore, è un anti-stress naturale e un balsamo se, sul palco della città dei fiori, qualcuno magari stonerà.
L'uccello lira (Menura novaehollandiae) è originario dell'Australia ed è rinomato per le sue straordinarie doti canore. Considerato il miglior imitatore del regno animale, il lira maschio vanta un repertorio di oltre 200 canti, che include richiami di altri uccelli, versi di animali, rumori meccanici e persino melodie umane. Il canto dell’uccello lira è caratterizzato da una grande varietà di suoni, toni e ritmi. L'uccello può imitare con precisione il canto di altri uccelli, come il kookaburra, i pappagalli e molti altri. Può anche riprodurre rumori artificiali come il suono di una sega elettrica, trapano, il click della fotocamera, un'auto che passa o il pianto di un bambino. Oltre all'imitazione, il lira maschio produce anche canti originali composti da una serie di fischi, trilli e gorgheggi. Questi canti sono spesso complessi e melodiosi, e possono durare per diversi minuti. Il canto del lira svolge un ruolo importante nella comunicazione e nell'accoppiamento. I maschi utilizzano il loro canto per attirare le femmine e per difendere il loro territorio. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che il lira ha la capacità di memorizzare e riprodurre suoni con una precisione straordinaria e che il canto del lira è influenzato dall'ambiente in cui vive. Altro aspetto che ha dell’incredibile è che questo uccello per proporre alla femmina la successione dei suoni imparati, nel modo più veloce ed efficace possibile, realizza una versione remix compressa del medley delle sue imitazioni canore.
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Il Kauaʻi O' o, un tempo prezioso elemento di biodiversità che adornava di note le foreste pluviali di Kauai, alle Hawaii, è ora un triste pagina del capitolo sulle specie estinte che l’uomo sta scrivendo nel libro di biologia del nostro pianeta. Il suo canto melodioso, un tempo una sinfonia della natura, è stato ridotto al silenzio. Un tempo abbondante, con il suo piumaggio giallo brillante e il becco ricurvo, il Kauaʻi O' o è stato vittima di una serie di eventi tragici che ne hanno portato all'estinzione. La storia di questo uccello ormai estinto la racconta l'ornitologo Rosario Balestrieri. La sua bellezza lo condannava: Il suo piumaggio giallo era molto ricercato per la realizzazione di mantelli e copricapi, considerati status symbol dai reali hawaiani. La caccia spietata ha contribuito al declino della specie. Altre cause di declino sono state: l'habitat distrutto considerato che L'uomo ha modificato drasticamente l'ambiente naturale di Kauai, disboscando le foreste pluviali per l'agricoltura e l'allevamento.
La perdita di habitat ha privato il Kuua'i O'o del suo cibo e dei suoi siti di nidificazione. L'introduzione poi di zanzare, ratti, gatti e altri animali ha portato a nuovi pericoli per la specie. Le zanzare trasmettevano malattie mortali, i ratti e gatti predavano le uova e i nidiacei, mentre altri animali competevano per le risorse alimentari. L'ultimo Kauaʻi O' o è stato visto nel 1985, e il suo canto si è udito per l'ultima volta nel 1987. Da allora, nonostante le ricerche estese, non ci sono state più tracce di questa specie. "La sua estinzione - sottolinea Balestrieri - serve come un monito toccante sull'impatto umano sull'ambiente. Ci ricorda la necessità di proteggere la fauna selvatica e i suoi habitat. Il Kauaʻi O' o è un simbolo della bellezza perduta, ma la sua storia può ispirare azioni per la conservazione e la salvaguardia delle specie in pericolo. Ora il suo canto è solo un ricordo che può servire a sensibilizzare sulla necessità di non far sparire per sempre le altre specie con cui condividiamo il pianeta".
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L'atlante degli uccelli nidificanti in Italia (edizioni Belvedere 2022 pag 704 - euro 75) è un lavoro che ha permesso di mettere assieme 2.5 milioni di dati raccolti dalla piattaforma Ornitho inseriti da oltre 3000 rilevatori (esattamente 3075). Il volume è stato curato da 17 autori (Lardelli R., Bogliani G., Brichetti P., Caprio E., Celada C., Conca G., Fraticelli F., Gustin M., Janni O., Pedrini P., Puglisi L., Rubolini D., Ruggieri L., Spina F., Tinarelli R., Calvi G., Brambilla M.) L'atlante - spiegano da www.parchilazio.it - evidenzia come la presenza e la distribuzione degli uccelli nidificanti in Italia sono cambiate negli ultimi decenni in misura rilevante come conseguenza di modificazioni ambientali, spesso indotte dall’uomo, del cambiamento climatico e dei cambiamenti culturali intervenuti. Questo nuovo Atlante arriva quasi quattro decenni dopo il primo, che aveva coperto il periodo 1983-1986. I risultati mostrano come la situazione sia diversa rispetto al passato per moltissime specie; alcune non sono più presenti, diverse sono invece comparse negli scorsi decenni e molti degli areali sono cambiati, anche in misura rilevante. Questo volume ne dà una rappresentazione fondamentale per la ricerca, la conservazione e la pianificazione.
Il numero di specie rilevate ha subito un significativo incremento, pari al 13% (da 240 a 269), in larga misura conseguente alla colonizzazione spontanea da parte di 16 nuove specie: edredone, smergo maggiore, anatra marmorizzata, svasso piccolo, fenicottero, tortora delle palme, cicogna nera, airone bianco maggiore, sula, marangone minore, chiurlo maggiore, allocco degli Urali, aquila minore, poiana coda bianca, falco cuculo e ciuffolotto scarlatto. Recenti considerazioni hanno inoltre condotto ad aggiungere tre nuove specie all’avifauna nidificante italiana, in precedenza considerate come sottospecie: si tratta di cinciarella algerina, sterpazzolina di Moltoni e venturone corso. Falco pescatore e gipeto, specie estinte come nidificanti durante il periodo considerato nel precedente atlante, sono state oggetto di recenti progetti di reintroduzione e ora nidificano regolarmente sul territorio italiano. Non mancano infine le specie non più nidificanti in Italia rispetto al precedente atlante: si tratta del beccaccino e della sterna di Rueppell, che in passato hanno nidificato, comunque, in modo irregolare.
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La piattaforma web www.ornitho.it - introdotta in Italia quindici anni fa per iniziativa di poche decine di ornitologi conta oggi oltre 15.000 iscritti e ha raccolto sul territorio nazionale 24.5 milioni di segnalazioni e mezzo milione di immagini e suoni documentativi. La verifica dei dati è garantita da diverse decine di specialisti che in questi anni hanno determinato un aumento esponenziale delle competenze di tanti appassionati che fanno di Ornitho il più importante esempio di citizen science, ovvero di scienza partecipativa in Italia in ambito naturalistico. "Questo impegno collettivo - spiega l'ornitologo Roberto Lardelli - ha permesso la realizzazione dell'Atlante degli uccelli nidificanti in Italia, pubblicato nel 2022 e oggi ci si sta per cimentare con quello degli uccelli invernali, i cui dati sono già stati raccolti". I dati italiani hanno dato il loro contributo alla realizzazione di un analogo lavoro a livello continentale. Il portale Ornitho è presente in Europa in 10 paesi, dal Mar Baltico al Mediterraneo, dall'Atlantico al Mar Nero conta ora 330.000 iscritti utenti e oltre 350 milioni di dati. La governance della piattaforma è esercitata da un "mandato" cui fanno capo tutte le associazioni ornitologiche italiane rappresentate dal Ciso, il Centro italiano di studi ornitologici. Una particolare attenzione della ricerca ornitologica è riservata ai canti. La raccolta dei vocalizzi può essere effettuata, come per le informazioni scientifiche da un'applicazione gratuita per tutti che permette direttamente il trasferimento alla banca dati di informazioni già georeferenziate riferite a specie di molti gruppi tassonomici di altri vertebrati, invertebrati e flora.
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I primi risultati di una campagna di immersioni per identificare e quantificare le specie ittiche costiere in 62 siti marini e in particolare lungo le coste della Calabria bagnate sia dal Tirreno che dallo Ionio (foto copertina di Antonio Di Franco per gentile concessione)
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