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Israele pronto alle prossime fasi della guerra, 7 i fronti

Israele pronto alle prossime fasi della guerra, 7 i fronti

Il pressing su Hamas e le minacce a Teheran. Rissa alla Knesset

TEL AVIV, 04 marzo 2025, 09:50

di Silvana Logozzo

ANSACheck
Benyamin Netanyahu © ANSA/EPA

Benyamin Netanyahu © ANSA/EPA

Israele è "ancora dentro l'accordo" di tregua con Hamas, "non intende tornare immediatamente in guerra", ma si sta preparando alle prossime fasi del conflitto "della rinascita" su sette fronti. Se da Gaza non rilasciano gli ostaggi, "pagheranno un prezzo che neanche possono immaginare". E l'Iran non avrà mai l'arma nucleare.

Questo in sintesi il messaggio trasmesso alla Knesset in seduta plenaria dal primo ministro Benyamin Netanyahu, chiamato a rispondere alle richieste di istituire una commissione statale d'inchiesta sul del 7 ottobre. A cui ha risposto respingendole al mittente. Ma prendendo fischi e urla dalle opposizioni, mentre i parenti degli ostaggi, appena riemersi da una rissa con le guardie di sicurezza che non volevano farli entrare, gli hanno voltato le spalle in aula in segno di protesta.

Il rappresentante di Hamas da Doha, Osama Hamdan, ha accusato Israele di aver lavorato per far collassare l'accordo di cessate il fuoco nella Striscia e di voler riportare la situazione al punto di partenza. Alla vigilia del vertice della Lega araba sul piano egiziano per Gaza, Channel 12 riferisce che le autorità israeliane si preparano a riprendere i combattimenti nella Striscia tra circa 10 giorni.

Nel frattempo la tensione resta alta, come la paura, sia in Israele che a Gaza. Un attacco con accoltellamento lunedì mattina alla stazione degli autobus Lev Hamifrat, nella città settentrionale di Haifa, uno dei più grandi snodi di transito del Paese, ha provocato la morte di un cittadino arabo israeliano di 62 anni. Altre quattro persone sono state ferite, tra cui un 15enne in modo grave. L'attentatore ventenne, che ha gridato "Allah akbar", ucciso da una guardia di sicurezza, era un cittadino israeliano appartenente alla comunità drusa.

L'aggressione è solo l'ultima in ordine di tempo in Israele, dopo lo speronamento a una fermata dell'autobus di giovedì e quattro bombe piazzate su tre mezzi pubblici - esplosi quando erano già in garage - vicino a Tel Aviv la settimana prima.

Senza contare i falliti tentativi di accoltellamento o di sottrarre i fucili d'ordinanza ai militari che vengono continuamente documentati dalle telecamere di sorveglianza e dai video postati sui social. Eppure, in mattinata le parole del collaboratore più stretto di Netanyahu sembravano portare un messaggio di speranza nel mezzo della catastrofica situazione che sta vivendo la regione.

"Se Hamas verrà sconfitto, ci sono buone probabilità che ci incontreremo con i palestinesi sul prato della Casa Bianca per firmare un accordo di pace", ha affermato il ministro degli Affari strategici Ron Dermer in un discorso a porte chiuse al Cda dell'Agenzia ebraica. E detto da Dermer, che di fatto è l'inviato di Netanyahu a Washington per trattare su Gaza con l'uomo di Trump, Steve Witkoff, l'affermazione ha un peso. Invece, l'allerta per la piega che potrebbero prendere le cose è massima.

In serata il ministro della Difesa Israel Katz in un discorso pubblico ha avvertito l'Egitto (che sta premendo affinché l'Idf lasci il corridoio Filadelfia sul confine della Striscia) con un messaggio dal tono inequivocabile: "Non gli permetteremo di violare l'accordo di pace". Mentre trapela l'intenzione di Israele di fare "massima pressione su Hamas" aizzandogli contro la popolazione: prima spostando di nuovo i residenti del nord di Gaza al centro, poi interrompendo elettricità e acqua nell'enclave.

"Sospendere gli aiuti è solo l'inizio. La prossima fase sarà il taglio di elettricità e acqua", ha minacciato il leader del partito Sionismo religioso Bezalel Smotrich, fedele di Bibi. Il quale ha ricevuto una drammatica lettera di Yarden Bibas, l'ex ostaggio i cui due bambini e la moglie sono stati uccisi a Gaza.

"Signor primo ministro, lei e il suo governo non vi siete ancora assunti la responsabilità. Pochi politici chiedono perdono. Mi pento costantemente per non aver protetto meglio mia moglie e i miei figli. Mi divora dentro. Avevo solo una pistola e sono un semplice cittadino in un tranquillo kibbutz. Non sono ancora tornato nella mia casa a Nir Oz, non so cosa mi aspetta. Le chiedo di venire con me: se non guardiamo il disastro negli occhi, non saremo in grado di riprenderci", ha scritto a Netanyahu che non è mai stato nei kibbutz bruciati da Hamas. 
   

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