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Vertice di maggioranza sulla Giustizia: 'Compatti sulle riforme'

Vertice di maggioranza sulla Giustizia: 'Compatti sulle riforme'

Tra i temi possibili limiti a intercettazioni e l'uso dei trojan

ROMA, 11 marzo 2025, 21:08

di Margherita Nanetti e Lorenzo Attianese

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Agire compatti ed evitare, riguardo ai vari provvedimenti, fughe in avanti sul tema della Giustizia, cercando di scongiurare un ulteriore innalzamento dei toni su alcuni argomenti".

È il messaggio che emerge dal vertice di maggioranza al ministero della Giustizia per fare il punto sulla riforma, ma anche su ulteriori proposte ed altri provvedimenti in discussione in Parlamento allo scopo di un'azione unitaria su tutto. Non si esclude che tra i temi trattati alla riunione, a cui hanno partecipato oltre al ministro Nordio anche i presidenti delle Commissioni Giustizia e i capigruppo di maggioranza di Camera e Senato, siano spuntati fuori la definizione dei limiti per l'uso dei trojan nelle indagini e il tetto per le intercettazioni di 45 giorni. Se l'obiettivo del centrodestra in vista del percorso delle riforme della Giustizia - in primis quella sulla separazione delle carriere - è di forte coesione e al contempo di rasserenare il clima, resta alta la tensione tra la magistratura e il governo Meloni.

Tutti i componenti togati del Csm, insieme ai tre laici Carbone, Romboli e Papa, hanno infatti depositato alla segreteria generale del Csm una istanza rivolta all'Ufficio di presidenza di Palazzo Bachelet, con la richiesta di apertura di una pratica a tutela delle Sezioni Unite della Cassazione, il massimo organo giurisdizionale del nostro Paese, presieduto dalla Prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, che del Csm e dell'Ufficio di presidenza è componente di diritto. L'istanza di togati e laici arriva a distanza di sei giorni dalle polemiche dichiarazioni con le quali esponenti di governo - dalla premier Meloni al vicepremier Salvini, ma l'elenco è lungo - hanno accolto il verdetto delle Sezioni Unite che ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno morale in favore di un migrante per essere stato privato della libertà, insieme ad altri profughi, dopo essere stato soccorso dalla nave Diciotti della Guardia costiera e tenuto a bordo tra il 16 e il 25 agosto del 2018 su ordine dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini che, attuando la sua politica di contrasto ai migranti in balia del mare, tardava ad assegnare un porto di sbarco.

"In seguito alla pubblicazione di un'ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione - con la quale è stata disposto l'accoglimento del ricorso depositato da un migrante presente sulla nave Diciotti della Guardia costiera tra il 16 e il 25 agosto del 2018 (ordinanza pubblicata il 6 marzo 2025, R.G.N. 17687/2024) - si sono registrati commenti di diversi esponenti politici volti alla delegittimazione della corte e lesivi del prestigio e della funzione nomofilattica della Cassazione", sottolinea l'intera componente togata del Csm, insieme ai tre laici, nel chiedere la pratica a tutela. "Le espressioni utilizzate ('sentenze ideologiche', 'sentenza vergognosa, invasione di campo indebita', 'decisione frustrante') adombrano - in maniera falsa e inaccettabile - un asservimento della funzione di legittimità a interessi esterni alla giurisdizione orientati ad imporre un determinato orientamento politico al governo italiano", rilevano togati e laici. Proprio la premier Meloni aveva definito "frustrante" il verdetto, e Salvini aveva parlato di sentenza "vergognosa" e "invasione di campo indebita". Nel comunicato diramato a caldo dalla presidente Cassano, dinanzi agli attacchi reiterati alle Sezioni Unite, si dichiaravano "inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto".

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