Il Pd ha superato l'esame. Una settimana dopo la spaccatura al Parlamento europeo, il gruppo ha evitato una rottura bis, votando compatto alla Camera. L'accordo interno siglato con la risoluzione sul riamo, che chiede "una radicale revisione" del piano di Ursula von der leyen, ha quindi retto alla prova dell'urna. Il rischio di una nuova spaccatura era dietro l'angolo: non sul documento Pd, ma su quelli delle altre opposizioni. Però è stato scongiurato.
L'ordine di scuderia partito dal Nazareno era "astensione". E astensione è stata. Tranne un isolato "sì" alla risoluzione di Azione, non a caso identica a quella che in Ue ha lacerato il partito. Che nulla fosse scontato lo ha fatto capire il fitto lavorio in Transatlantico del responsabile organizzazione Pd, Igor Taruffi, incaricato dalla segretaria Elly Schlein di mettere ordine fra le truppe, e quello dietro le quinte della capogruppo Chiara Braga. La minaccia era legata al fatto che le risoluzioni di Avs e del M5s, contrarie al piano di riarmo, sarebbero state votate per singole parti.
C'era quindi la possibilità che le divisioni del Pd riaffiorassero in alcuni passaggi più critici. Non è stato così. Anzi. Seguendo le indicazioni, il gruppo dem si è astenuto su tutto, dicendo un solo "no", quello alla richiesta di Avs di sospendere l'invio di armi all'Ucraina, e un solo "sì", quello alla condanna del disegno di ispirazione trumpiana di liberare Gaza e la Cisgiordania dai palestinesi. La giornata parlamentare ha poi messo in luce una rinnovata sintonia fra Avs e M5s, con molti voti identici sulle rispettive risoluzioni.
L'unica evidente defezione nel Pd, quindi, è stata quel singolo "sì" alla risoluzione di Azione. Dai tabulati è emerso che la firma è di Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa, esponente di spicco dell'area riformista del partito, quella più critica con la segretaria. Per la verità, non è stata una grande sorpresa: Guerini non aveva nascosto ai colleghi la sua intenzione. "All'Ue serve una difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati - aveva ribadito Schlein in Aula, nelle dichiarazioni di voto - Il piano di riarmo va invece nella direzione di favorire il riarmo dei 27 Stati membri. Quel piano va cambiato radicalmente. Così come presentato rischia di ritardare l'obiettivo di una difesa comune".
E poi, per sottolineare le divisioni nel governo, con la Lega che va da sé: "Nella vostra risoluzione avete fatto sparire la difesa comune e il piano von der Leyen - ha detto la segretaria Pd - L'avete scritta con l'inchiostro simpatico. Ci credo che voterete compatti, non avete scritto nulla". Il lavoro di ricucitura nel Pd era partito sabato, con la manifestazione per l'Europa in piazza del Popolo a Roma. Ed è andato avanti con la risoluzione, limata dal responsabile Esteri Peppe Provenzano. L'accordo sul documento e il voto in Aula hanno riportato un po' di sereno al Nazareno. Ma resta in piedi la necessità del "chiarimento politico" evocato da Schlein dopo la spaccatura del partito in Europa. Che ora sembra avviato verso una forma meno dirompente del congresso. Ma il come e il quando lo deciderà la segretaria.
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