Astro nascente del cattolicesimo francese, Jean-Marc Aveline nasce nel 1958 in Algeria, cresce in un quartiere popolare di Marsiglia e sempre qui, dopo un lungo percorso spirituale, diventa arcivescovo metropolita nel 2019. Nel 2022 viene nominato cardinale da Francesco.
I suoi supporter per il soglio pontificio ne rimarcano il carattere bonario, la somiglianza fisica con papa Roncalli e la vicinanza a Bergoglio nei temi (complice il rapporto stretto che negli anni ha saputo intessere con l'ultimo pontefice). Le sue attitudini principali sono, senza dubbio, il dialogo interculturale e interreligioso con le regioni che si affacciano sul Mediterraneo e l'attenzione ai migranti. Classe 1958, nel 1977 entra nel seminario interdiocesano di Avignon dove segue il primo ciclo di teologia, materia in cui ottiene il dottorato nel 2000 all'institut catholique.
Riconoscimento che affianca alla licenza in filosofia conseguita presso l’université Paris I et Paris IV Sorbonne. Diventa sacerdote nel 1984 e qui inizia la strada che lo condurrà, tra pochi giorni, al conclave. Fondatore e direttore dell’Institut de sciences et de théologie des religions di Marsiglia, nel tempo insegna anche alla facoltà di teologia dell’université catholique de Lyon e, dal 2008 al 2012, è "consultore" presso il pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Nel 2013 diventa vescovo ausiliare di Marsiglia, nel 2019 arcivescovo metropolita di Marseille, nel 2022 cardinale per volontà di Bergoglio. Il suo nome rientra tra quei papabili che, in modi diversi, potrebbero assumere un ruolo unificatore tra le varie anime del conclave: un progressista che sa piacere anche ai conservatori.
Cresciuto spiritualmente in una città come Marsiglia, tanto ricca quanto complessa, Aveline radica il suo pensiero teologico nella vita concreta, nella vicinanza a chi soffre e vive ai margini. Una vocazione in cui probabilmente ha inciso anche la storia personale del porporato che, nato in Algeria, fu esiliato con la sua famiglia di "pied-noir" quando aveva solo quattro anni e si stabilì in Francia: quel senso di sradicamento sperimentato sulla sua pelle ha di certo contribuito a creare un'"identità plurale" e aperta al prossimo. Di recente è stato eletto presidente della conferenza episcopale francese a conferma della stima e della fiducia che il porporato si è guadagnato sul territorio. Dopo la tremenda crisi degli abusi sessuali che ha scosso la chiesa di Francia, i vescovi lo scelgono come guida e pastore missionario di una chiesa che vuole risorgere. "Non abbiate paura!", il messaggio che ha consegnato all'assemblea plenaria subito dopo la sua elezione. Tra i punti che, secondo i principali osservatori delle dinamiche vaticane, potrebbero giocare a suo sfavore per l'elezione a papa c'è il fatto che non parla bene l'italiano.
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