In quanto rappresentanti del clero e 'collaboratori' del vescovo di Roma, tutti i cardinali hanno le loro diaconie o titoli. Sono cioè chiese della Capitale, e dell'area limitrofa, che vengono assegnate ai cardinali come titoli onorifici al momento della loro nomina. Così come è avvenuto, per esempio, il 7 dicembre scorso nell'ultimo concistoro di papa Francesco che non solo ha creato 21 nuovi cardinali ma ha assegnato loro anche le rispettive parrocchie di riferimento.
L'assegnazione di queste chiese (che si chiamano diaconie per i cardinali diaconi e titoli per i presbiteri), però, non conferisce alcuni titolo di governance. Tuttavia, i cardinali possono visitare la loro chiesa titolare, celebrare la messa, collaborare con il parroco o sostenere economicamente la comunità. Si tratta un un gesto che rappresenta il legame simbolico tra i porporati e il Pontefice, nella collaborazione, appunto, tra i porporati e il Pontefice, pastore della Diocesi di Roma. I cardinali tradizionalmente ricevono chiese vacanti a seguito del decesso o del trasferimento del precedente titolare.
Tuttavia, papa Francesco ha spesso scelto di istituire nuove chiese titolari, anche nell'area suburbana e non solo nel centro di Roma, confermando la sua vicinanza agli 'ultimi' e alle periferie. A Pietro Parolin, ritenuto in cima alla lista dei 'papabili', è stata assegnata la chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, mentre a Matteo Zuppi quella di Sant'Egidio, a rimarcare il legame tra il cardinale e la comunità con la quale ha collaborato già dai primi anni della fondazione. La chiesa di riferimento di Pierbattista Pizzaballa è quella di Sant'Onofrio al Gianicolo, mentre Santa Maria Immacolata di Lourdes a Boccea è stata assegnata al francese François-Xavier Bustillo. La diaconia più antica, quella di Santa Cecilia in Trastevere, è di 'competenza' del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve.
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