Un piccolo rettangolo di carta su cui scrivere, con grafia non riconoscibile, il nome del candidato scelto. Dal pomeriggio del 7 maggio per i cardinali che si chiuderanno in Conclave, lo "strumento" utilizzato per designare il nuovo Pontefice sarà la scheda che finirà nell'urna.
Una procedura che si divide sostanzialmente in tre fasi. Nell'"antescrutinum" le schede per la votazione vengono distribuite dai cerimonieri ai cardinali dopo che l'ultimo cardinale diacono sorteggia tre scrutatori, tre revisori e tre infirmarii (raccolgono i voti dei cardinali infermi nella residenza Santa Marta). Le schede vengono consegnate bianche e i cardinali procedono con il voto sotto la scritta "Eligo in Summun Ponteficem".
Nella fase dello "scrutinium vere e propique" gli elettori procedono con la compilazione della scheda che avviene in segreto: i cardinali possono scrivere un solo nome. Il rettangolo di carta viene poi pietà a metà e i cardinali sono tenuti a mantenerlo sollevato.
Con la scheda tra le mani raggiungono l'urna posta sull'altare della Cappella Sistina. Lì pronunciano il giuramento scandendo la frase: "chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto" per poi adagiare la scheda su un piatto d'argento poggiato sull'urna e la lascia scivolare all'interno. Quando le operazioni di voto sono dichiarate concluse, siamo al "post-scrutinium", le schede vengono mescolate. I cardinali scrutatori contano le schede: se il numero non corrisponde a quello degli elettori, tutte le schede vengono bruciate e si ripete il voto. In caso di numero corretto i primi due scrutatori aprono e leggono in silenzio il nome scritto sulla scheda, mentre il terzo pronuncia il nome. Le schede vengono forate e legate insieme, per poi essere sempre bruciate all'interno della stufa. Nel caso in cui la votazione non porta all'elezione del nuovo Papa viene aggiunta una miscela composta da perclorato di potassio, antracene e zolfo che produce il fumo di nero.
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