Il terremoto avvenuto oggi in
Birmania ha avuto una magnitudo 300 volte superiore a quella del
sisma di Amatrice del 2016 e 8 volte superiore alla più alta mai
registrata in Italia, che è quella di 7.1 dell'evento del 1908 a
Messina. "Non c'è rischio di tsunami poiché il sisma è avvenuto
a circa 300 chilometri dalla costa - dice all'ANSA Salvatore
Stramondo, dirigente di ricerca dell'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia - ma quando ci sono scosse di questa
intensità in aree montuose c'è la possibilità che vengano
attivate frane e che si verifichi la liquefazione del terreno,
con possibile impatto sulle infrastrutture".
La liquefazione è un fenomeno fisico naturale che può
verificarsi in seguito a un terremoto: il terreno perde coesione
e inizia a comportarsi come un fluido, in maniera simile alle
sabbie mobili. Si tratta, quindi, di un fenomeno distruttivo che
mette a rischio la stabilità delle strutture in superficie e che
può alterare notevolmente il paesaggio. La liquefazione è stata
uno degli effetti che hanno accompagnato anche gli eventi
sismici che hanno colpito l'Emilia-Romagna nel 2012.
La prima scossa, avvenuta alle ore 07,20 italiane, è poi stata
seguita subito dopo, alle 07,32, da un'altra di 6.4, secondo
quanto rilevato dall'Istituto geosismico statunitense, lo Usgs.
"Quando c'è un terremoto di questa magnitudo - sottolinea
Stramondo - ci aspettiamo che venga seguito da molte scosse
successive: ce ne saranno centinaia di magnitudo man mano
decrescente che probabilmente andranno avanti per molto tempo".
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