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"Gli allenatori cappello e
fischietto, come me, oggi non funzionano più; per questo sette
anni fa ho deciso di uscire". Francesco Rocca, conosciuto come
'Kawasaki', a 69 anni si guarda indietro senza rimpianti. Se ne
avesse sarebbe comprensibile, vista la sua storia. Considerato
uno dei talenti più fulgidi della sua generazione, ma costretto
a 22 anni a dire basta dopo 5 operazioni e altrettanti
infortuni. "La fine di tutto è stato il primo - racconta al
telefono con l'ANSA - E inizialmente mi chiedevo perché tutto
questo dovesse accadere a me, ma poi ho provato sempre a vedere
il bicchiere mezzo pieno". E questo lo ha portato a lavorare 32
anni in federazione, allenando quasi tutte le giovanili azzurre.
"Sarò sempre grato alla Figc perché mi ha dato l'opportunità di
portare la mia esperienza ai ragazzi. Mi ero ripromesso che il
mio dolore nel non giocare più a calcio non avrebbero mai dovuto
provarlo gli allievi con i quali avrei lavorato - spiega Rocca -
E poi se mi hanno tenuto così tanto tempo, vuol dire che mi
hanno voluto bene". Kawasaki, infatti, ringrazia tutti i
presidenti avuti. Da Sordillo a Carraro, passando per
Matarresse, Nizzola, Abete e Tavecchio, ma anche il commissario
Mandelli.
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