Sale a 20 esemplari il
numero delle tartarughe protette Caretta caretta nate negli
ultimi giorni nell'arenile di Marina di Pisa, le ultime cinque
giovedì sera nel nido vicino allo stabilimento balneare della
Croce Rossa. Lo evidenzia col Comune l'associazione scientifica
TartAmare che per conto della Regione Toscana è responsabile
della gestione dei nidi sulle spiagge a sud della foce
dell'Arno.
La deposizione delle uova sul litorale pisano era avvenuta
circa due mesi fa, poi il 22 agosto i bagnanti hanno visto le
prima tartarughine muoversi tra gli ombrelloni per raggiungere
il mare. A quel punto è stata avvertita la guardia costiera, la
zona è stata delimitata ed i responsabili dell'associazione
tartAmare hanno seguito la schiusa di ulteriori tre esemplari e
a tempo debito hanno aperto il nido permettendo di sopravvivere
alle ultime cinque tartarughe che non riuscivano ad uscire
perché la sabbia si era troppo compattata. Tre di queste hanno
raggiunto il mare in autonomia, elemento che determina un
imprinting che spingerà le stesse, una volta adulte, a tornare
in questi luoghi per la deposizione. Le altre due prima del
rilascio hanno avuto bisogno di qualche minuto di ricovero nella
'scatola termica'. Per il litorale pisano si tratta di un evento
raro ma che potrebbe diventare sempre più comune: il cambiamento
climatico ed il conseguente aumento della temperatura della
sabbia e del mare sta spostando le deposizioni più a nord.
"E' importante segnalare immediatamente tracce che indicano
la presenza di nidi - spiega Luana Papetti responsabile di
tartAmare -. Il nostro intervento prevede la delimitazione
dell'area, il presidio e fornire informazioni corrette ai tanti
curiosi che vengono ad assistere, sia di persona sia con
pannelli dedicati".
"Nel nostro Parco è il primo nido di Caretta caretta dopo
tempo - commenta il presidente dell'ente, Lorenzo Bani - è una
grande emozione ed allo stesso tempo una grande responsabilità.
Insieme alle associazioni ed agli enti preposti, vogliamo
intensificare le campagne di sensibilizzazione e incentivare
ulteriormente i monitoraggi, perché scoprire un nido in tempo
aumenta il successo della schiusa".
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