(di Alessandro Castellani)
Centosettanta medaglie da atleta e
225 da allenatore, totale 395. E' il bilancio della carriera del
fiorentino Andrea Benelli, uno dei migliori tiratori di tutti i
tempi, 'simbolo' del tiro a volo e campione olimpico nello Skeet
ad Atene 2004, quando festeggiò col gesto della mitraglia 'alla
Batistuta', e bronzo ad Atlanta 1996. Da ct azzurro, oro
olimpico a Rio 2016 nell'individuale con Gabriele Rossetti negli
uomini e Diana Bacosi fra le donne (con Chiara Cainero argento),
argento con Bacosi a Tokyo 2020 e oro a Parigi 2024 nel Mixed
con Bacosi-Rossetti.
Un mese fa ha deciso di lasciare il ruolo di tecnico della
Nazionale che gli ha dato tantissime soddisfazioni, ritenendo
che fosse chiuso un ciclo, così nel primo raduno del 2025, al
Tav Umbriaverde, a guidare gli azzurri c'era Luigi Lodde, fino a
ieri uno dei suoi ragazzi. "Non è stata una decisione facile, ho
passato 32 anni da tiratore e 16 da allenatore - dice Benelli
all'ANSA -, ma dopo 48 anni spesi così ho ritenuto che fosse
arrivato il momento di dire basta. Rimarrò nel mio mondo come
consulente della Beretta".
Gli stimoli, forse, non erano più gli stessi, ma a spingere
all'addio questo fuoriclasse del suo sport, che in passato è
stato anche ct di Cipro, è stato anche il fatto che "con il
tempo cambiano i rapporti, si creano legami affettivi, ti senti
coinvolto anche nella vita privata dei ragazzi e ne sei
condizionato. Invece se fai il ct dovresti mantenere un certo
distacco perché, se non lo fai, non gestisci più le cose come
dovresti. Ecco perché dico che adesso Lodde dovrà subito far
capire agli altri che non è più un loro compagno di squadra ma
il ct". "Tutto questo mi ha fatto decidere che fosse giusto
uscire ora - continua Benelli -, dopo aver ringraziato la Fitav
e il suo presidente, Luciano Rossi, e questi tiratori che mi
hanno permesso di uscire con un carico enorme di medaglie".
Medaglie che acquistano ancor più valore se si tiene conto
che in tutti questi anni da tecnico Benelli e i suoi hanno
dovuto competere contro colui che viene ritenuto il 'Maradona
dei piattelli', l'americano Vincent Hancock che ha vinto l'oro
nello Skeet in tutte le Olimpiadi da Pechino 2008 a Parigi 2024,
eccezion fatta per Rio 2016 quando vinse Rossetti. "Sì, è vero -
dice - aver avuto Hancock come avversario dà ancora più valore a
quanto fatto da noi, e lo stesso vale per le donne, visto che
anche in campo femminile gli Usa sono fortissimi, basti pensare
a una come Kimberly Rhode, e non solo lei. La bontà del mio
lavoro è stata aver battuto questi grandi campioni puntando su
un gruppo e non su un singolo talento. Negli anni fra Olimpiadi,
Mondiali, Europei e coppa del mondo siamo andati sul podio con
7-8 tiratori e altrettante tiratrici. E, credetemi, non è stato
facile se guidi la nazionale più forte del mondo e quindi senti
il peso della responsabilità. Se vinci una medaglia alle
Olimpiadi con tiratore dell'Italia hai fatto il tuo, non è come
per altri paesi dove fanno festa per giorni".
Ma ora anche il tiro a volo vuole modernizzarsi, e Rossi, che
è anche presidente della federazione mondiale (Issf), sta
pensando di ripristinare le gare individuali miste, con uomini e
donne a sfidarsi tutti insieme come ai Giochi di Barcellona
1992. "Come scelta politica può essere corretta, come tecnico
non la condivido - commenta Benelli -. E non è vero che nelle
qualificazioni uomini e donne ottengono gli stessi risultati.
Una donna, forse, vincerebbe una gara ogni 50. Diana Bacosi a
sparare vale gli uomini, ma il resto non è così e una decisione
del genere metterebbe le donne in difficoltà". Allora come si
può modernizzare questo sport il cui futuro olimpico dopo Los
Angeles 2028 non è così certo? "Io in passato - risponde Benelli
- avevo proposto di fare le qualificazioni a 100 piattelli,
facendo andare avanti i migliori 32 e creando un tabellone di
tipo tennistico con scontri ad eliminazione diretta. Sarebbe
anche un modo per far parlare di più del nostro sport, pensate
solo a un 'duello' Hancock contro Rossetti. Tutto sarebbe più
spettacolare".
Ma dove sicuramente va fatto qualcosa è a livello economico.
"E' vero, i nostri premi non sono alti - dice -, e viviamo
grazie agli sponsor e ai gruppi sportivi militari. Quindi
bisogna fare qualcosa per permettere di stare più tranquillo a
chi pratica questo sport ad alto livello". E ora la parola passa
a Fitav e Issf.
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