L'imposizione di dazi sul cibo
toscano negli Usa metterebbe a rischio il record di esportazioni
che nei primi nove mesi del 2024 hanno registrato un nuovo balzo
del 35% superando gli 800 milioni, in un mercato, quello
statunitense, divenuto sempre più strategico per il settore
agroalimentare toscano, con l'ulteriore pericolo di alimentare
la già fiorente industria del falso. Tra i prodotti più
penalizzati ci sarebbero olio e vino che da soli valgono il 90%
di tutti i flussi commerciali oltre oceano. E' quanto afferma
Coldiretti Toscana in riferimento al messaggio del presidente
Donald Trump agli agricoltori americani di prepararsi a produrre
di più dopo l'annuncio dell'imposizione di tariffe aggiuntive
dal 2 aprile sulle merci provenienti da Messico, Canada e Cina,
che interesseranno anche l'alimentare.
"L'imposizione di dazi sulle nostre esportazioni aprirebbe
ovviamente uno scenario preoccupante, tanto più in
considerazione dell'importanza che il mercato statunitense ha
per le nostre produzioni agroalimentari e non solo. - spiega
Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana -. Il mercato
Usa vale il 25% di tutto l'export Made in Tuscany nel mondo: è
il principale paese di destinazione dei nostri prodotti extra
Ue. E' strategico per tanti prodotti, dal vino all'olio, ma
anche per formaggi ed insaccati. Per questo crediamo che debbano
essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche
per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe
cittadini e imprese europee e americane". Gli scambi commerciali
di prodotti alimentari tra Toscana e Usa "sono nettamente a
favore del nostro agroalimentare. Il disavanzo commerciale è
enorme con appena 18 milioni di euro di prodotti a stelle e
strisce importati. Un mercato diventato negli ultimi anni, sotto
l'amministrazione Biden, sempre più importante passando dai 689
milioni di euro del 2021 quando alla Casa Bianca c'era Trump 1,
ad 876 milioni nel 2023, un record già destinato a frantumarsi
nel 2024 superando con probabilità il miliardo di euro. Le
ricadute di eventuali dazi colpirebbero, con una sovrattassa del
10% secondo un recente studio di Prometeia, il 12,2% dell'intero
export con la provincia di Grosseto che sarebbe la più
penalizzata".
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