Faceva propaganda jihadista e antisemita su internet e si stava perfezionando nella fabbricazione di esplosivi. Per questo un perito elettrotecnico 23enne residente a Merano, in Alto Adige, è stato arrestato dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Bolzano su ordine della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura della Repubblica di Trento.
Il giovane - nel recente passato già lambito da un'indagine del Ros - è accusato di aver svolto attività di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa aggravata e di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale. In seguito alle perquisizioni svolte dagli investigatori sono state sequestrate una maschera antigas, oltre 200 unità di polvere pirica, componenti elettroniche per il rilevamento di microspie e la fabbricazione di telecomandi a distanza, attrezzi per microsaldature e altro materiale informatico e documentale.
L'ultima relazione dell'intelligence al Parlamento aveva evidenziato contatti "tra la sfera della destra suprematista e quella jihadista", con giovani - anche minori - caratterizzati da "una marcata fascinazione per la violenza, scarsa o assente preparazione religiosa e la presenza, in diversi casi, di problemi relazionali e vulnerabilità psicologiche".
Dagli accertamenti condotti dagli investigatori è emerso che il giovane utilizzava un profilo social attivo nella diffusione di materiale di matrice nazionalsocialista, oltre che di supporto dell'organizzazione terroristica jihadista nota come Stato islamico. Malgrado i numerosi e sofisticati accorgimenti informatici di cui il giovane si serviva per evitare di essere identificato i carabinieri del Ros lo hanno comunque rintracciato, verificando l'intensa attività nella "diffusione di contenuti multimediali di propaganda sia di natura jihadista, sia antisemita".
Secondo gli inquirenti, inoltre, il giovane aveva avviato un "percorso di apprendimento per il confezionamento di ordigni esplosivi azionati mediante detonatori wireless". Nelle proprie comunicazioni telefoniche e telematiche, informa la Procura, il 23enne asseriva "di essere in procinto di preparare un ordigno artigianale (del tipo Tatp, con perossido di acetone, ndr), in merito al quale chiedeva istruzioni su come costruire un detonatore a distanza, di cui acquisiva componenti elettroniche".
Il perito elettrotecnico esprimeva anche "una costante opera di indottrinamento nei confronti dei familiari conviventi tra cui un fratello minore di 10 anni e discuteva con un altro fratello maggiorenne, destinatario di perquisizione, dell'acquisto di un'arma da fuoco".
L'arresto del presunto jihadista è avvenuto su disposizione del gip del Tribunale di Trento in seguito ad una complessa attività investigativa di polizia giudiziaria avviata nel settembre del 2023.
All'inchiesta hanno contribuito anche gli 007 italiani. Nel recente passato, prima della pandemia da Covid, il giovane era stato avviato - senza però raggiungere i risultati auspicati - ad un programma educativo e riabilitativo.
In quel caso, infatti, era stato oggetto di una indagine della Procura per i minorenni di Bolzano in coordinamento con la Procura distrettuale di Trento.
Non è la prima volta che in Alto Adige si indaga sull'estremismo islamico: nel 2015, infatti, aveva portato allo scoperto una presunta cellula jihadista in Alto Adige e all'arresto di alcune persone, sempre da parte dei carabinieri del Ros. Quattro degli arrestati vivevano a Merano, due a Bolzano e uno in un paese vicino Bolzano. Gli inquirenti ritenevano la cellula vicina all'organizzazione Rawti Shax, diretta via internet da un mullah detenuto in Norvegia.
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