La vita dopo la prigione, la
battaglia per provare la sua innocenza e le difficoltà di
reintegrarsi nella società: Amanda Knox si racconta in una nuova
autobiografia, 'Free: My Search for Meaning' in uscita il 25
marzo. Nel 2007 fu accusata, assieme all'allora fidanzato
Raffaele Sollecito, dell'omicidio a Perugia della studentessa
inglese e coinquilina Meredith Kercher; dopo una condanna nel
2009 fu assolta nel 2011.
In un'intervista rilasciata a People in vista dell'uscita del
libro, Knox, 37 anni, ha detto che dopo aver trascorso quattro
anni in prigione in Italia, l'unica cosa che desiderava era di
tornare ad una vita normale e nell'anonimato a Seattle. Ciò non
fu possibile, "non solo a causa dei paparazzi sempre alle
calcagna o alle costanti minacce di morte - ha spiegato - ma
anche perché ero la ragazza accusata di omicidio, nel bene e nel
male quella sarebbe stata per sempre la mia legacy". Ha aggiunto
che, nonostante sia stata dichiarata innocente, non ha mai avuto
la possibilità di tornare a vivere la sua vita: l'incubo
paparazzi ha segnato anche il suo matrimonio con Chris Robinson,
senza dimenticare le minacce di morte. "C'era sempre un
significato sottinteso del tipo, 'Guarda, Amanda vive la sua
vita mentre Meredith è morta", ha spiegato. E quando è rimasta
incinta della figlia Eureka, 3 anni, è stata tormentata dal
timore che sulla piccola avrebbe pesato l'ombra del suo passato.
Anche all'epoca le sono stati rivolti messaggi del tipo, "Spero
che tua figlia muoia così sai cosa ha provato la madre di
Meredith".
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