"Il Piemonte e la Valle d'Aosta sono la prova provata di un dato importante che caratterizza le organizzazioni criminali mafiose, e non solo nella nostra regione, ovverosia che le mafie non sono 'a parte' della società, ma sono nella società, sono parte della società, sono strutturate. La loro è una struttura senza confini". La ha detto Lucia Musti procuratore generale della Corte d'appello di Torino, nella sua relazione al convegno 'Un Piemonte libero dalle mafie'.
"È ormai evidente - ha aggiunto - come da sentenze passate in giudicato, che la 'ndrangheta, per andare nel dettaglio, è uscita fuori dai confini della terra madre, la Calabria, è uscita fuori dai confini nazionali ed è ramificata in alcuni Stati europei, in Stati a margine dell'Unione Europea, ma anche nelle Americhe".
"L'espansionismo della ndrangheta è significativamente riassunto in una battuta di una intercettazione di tanti anni fa disposta dall'Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria quando un mafioso disse al suo interlocutore: 'L'Italia si divide in due: la Calabria e ciò che lo diventerà", ha continuato Musti.
"E la nostra Regione, al pari dell'Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto, distretti con i quali condividiamo gruppi di criminali mafiosi che operano in regioni che costituiscono il nuovo triangolo industriale del centro nord Italia, è ancora la plastica affermazione che la 'ndrangheta, mafia 4.0, ha trasformato la violenza in ricchezza", ha affermato Musti.
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