(di Fausto Gasparroni)
Cancellare la memoria storica non
consente una migliore comunicazione: porta invece a un grave
impoverimento culturale e a una crisi di identità, personale e
collettiva. Lo sostiene Civiltà Cattolica nel nuovo numero, in
uscita sabato, in un articolo di padre Giovanni Cucci dal titolo
"Europa e valori cristiani", dopo che "ha fatto molto discutere
la proposta delle linee guida della Commissione europea, rese
note il 29 novembre scorso, di abolire una serie di termini per
consentire una 'corretta comunicazione'. Tra questi, l'augurio
di 'buon Natale', espressione da sostituire con 'buone feste'".
"È il segno - scrive la rivista dei Gesuiti - di una più
generale tendenza a cancellare dall'intero continente quanto non
appaia in linea con ciò che si ritiene essere il sentire comune:
pensiamo ai tentativi di riscrivere la storia, correggere
copioni di film, romanzi, perché considerati politicamente
scorretti". Ma, "a differenza dei monumenti abbattuti, o delle
censure di circostanza, è significativo che il documento, anche
se prontamente ritirato, giunga da un organo di governo
istituzionale: si tratta di un'iniziativa volta a imprimere un
preciso indirizzo comportamentale".
"Una decisione che suscita non pochi interrogativi -
sottolinea padre Cucci -. Chi può, ad esempio, stabilire a
tavolino quali caratteristiche debba avere una cultura in linea
con la 'corretta comunicazione'? E quali caratteristiche
dovrebbe avere in una società che si presenta sempre più
stratificata e complessa? Cancellare le differenze e le
tradizioni storiche che hanno contribuito a formare l'identità
di una nazione, di un continente, porterebbe alla dittatura del
'pensiero unico', che è poi
il pensiero della moda del momento". Civiltà Cattolica ricorda
che "l'identità dell'Europa è il frutto di un lento e variegato
intreccio di tradizioni differenti: greco romana,
ebraico-cristiana, illuminista, romantica. Esse sono state, come
nota Paul Ricœur, anzitutto spazi di accoglienza, di
integrazione e di stabilità".
"Tale diversità, riconosciuta e accettata - prosegue -, è
l'autentica condizione per il dialogo, perché una cultura è
strutturalmente aperta ad altre culture, il cui intreccio
contribuisce di fatto alla sua formazione. Un processo simile a
quanto accade per la genesi di una lingua, che racchiude in sé
la presenza di altre lingue che ne hanno segnato il percorso:
l'italiano ha termini che provengono dal latino, greco, arabo,
inglese e francese. Ogni lingua inoltre è strutturalmente aperta
ad altre lingue, che si possono apprendere a partire dalla
propria lingua materna".
"Nel momento in cui cerca di rimuovere da sé questo
patrimonio - osserva la rivista dei gesuiti -, l'Europa non
diventa più tollerante, ma più fragile e povera. La tendenza
odierna a erigere muri, a chiudersi all'accoglienza e
all'ospitalità è una conseguenza della mancata accettazione del
proprio patrimonio culturale: non a caso l'ospite e il
forestiero erano messi in grande rilievo dalla tradizione
classica e biblica, che consideravano lo straniero protetto da
Dio".
. Nell'articolo di padre Cucci, tra l'altro, si mostrano le
molteplici presenze della tradizione cristiana nel Vecchio
Continente: una tradizione che è a beneficio di tutti e che può
essere di aiuto ad affrontare i gravi problemi che affliggono le
odierne società".
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