"E' iniziato un nuovo
tempo per la Siria. E è di nuovo un tempo difficile". Lo dice
l'arcivescovo Jacques Mourad, monaco della comunità di Deir Mar
Musa, figlio spirituale di padre Paolo Dall'Oglio, che nel 2015
visse mesi sotto sequestro dei jihadisti dello Stato Islamico.
L'arcivescovo siro cattolico di Homs racconta all'agenzia Fides
che nelle ultime settimane ci sono persone che spariscono, le
prigioni si riempiono, "e lì dentro non si sa più chi è ancora
vivo o chi è morto". Ci sono torture inflitte in pubblico a
quelli accusati di connivenza col regime che è crollato. E anche
"diversi casi di giovani cristiani minacciati e seviziati sulla
strada, davanti a tutti, per incutere terrore e costringerli a
abiurare la fede e diventare musulmani".
Padre Mourad ha l'impressione che "nessuno può fare nulla"
per uscire da questo nuovo tempo di paura e vendetta. "Io -
racconta - accolgo le persone. Provo a incoraggiare, consolare,
chiedo di aver pazienza, cerco soluzioni".
"Il regime di prima - spiega padre Mourad - si presentava
come quello che difendeva i cristiani. Dicevano: se andiamo via
noi, ritornano i fanatici. Adesso, molti sacerdoti sono
pessimisti sul futuro. La mia risposta è sempre la stessa: in
ogni caso, la situazione rimane imparagonabile a quella di
prima, quando ci sono stati crimini inimmaginabili. Ma da quando
sono accadute le nuove violenze, c'è chi dice: 'hai visto, è
vero quello che diceva Bashar al Assad'. Il risultato è che
adesso, ancora più di prima, tanti cristiani non vedono altra
strada che emigrare. Andare via dalla Siria. E per noi è
difficile dire che dobbiamo vivere nella speranza. Ci proviamo,
ma le persone non credono ai nostri discorsi. Quello che vivono
e che vedono è troppo diverso".
"E la realtà" aggiunge "è che non c'è un governo. Ci sono
gruppi armati, diversi tra loro. Alcuni sono fanatici, altri no.
E ognuno ha il suo potere e impone la sua regola, nei territori
che controlla. E di armi ne hanno tante, ora che hanno preso
anche quelle del vecchio regime".
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