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Cei, fare di più contro il lavoro povero e per la sicurezza

Cei, fare di più contro il lavoro povero e per la sicurezza

Lo smartworking rischia di impoverire le relazioni

ROMA, 19 marzo 2025, 09:21

Redazione ANSA

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Fare di più contro il lavoro povero e contro le discriminazioni alle quali sono soggette ancora le donne; occorre inoltre impegnarsi a sconfiggere la piaga degli incidenti sul lavoro. Sono alcuni degli spunti del Messaggio per il Primo Maggio della Conferenza episcopale italiana.
    "La Festa dei Lavoratori, in questo Anno giubilare, vuole offrire orizzonti di speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo, consapevoli 'che il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell'uomo'", affermano i vescovi rilanciando le parole di Giovanni Paolo II. "La tutela, la difesa e l'impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza per i nostri fratelli, come Papa Francesco ci ha indicato nella Bolla di indizione dell'Anno giubilare", aggiunge la Cei.
    I vescovi chiedono innanzitutto una riflessione sullo smartworking: "L'esperienza della pandemia ci ha consegnato un modo di lavorare nel quale è possibile coniugare in molte circostanze lavoro in presenza e a distanza, aumentando la nostra capacità di conciliare vita di lavoro e vita di relazioni soprattutto nel cosiddetto smartworking, ma rischiando anche di impoverire i rapporti umani tra i lavoratori e le stesse relazioni familiari".
    C'è poi il problema della "grave crisi demografica, per la quale vedremo nei prossimi anni uscire dal mercato del lavoro la generazione più consistente, sostituita progressivamente da un numero sempre più ridotto di giovani. Allo stesso tempo, accade qualcosa di paradossale, ossia lo sfruttamento di fratelli immigrati, dimenticando che la loro presenza - rileva la Cei - può costituire un motivo di speranza per la nostra economia".
    "Se il dato statistico sulla disoccupazione, in forte calo, potrebbe spingere all'ottimismo, sappiamo invece che dietro persone formalmente occupate c'è un lavoro povero - mettono in evidenza ancora i vescovi -. Occorre, infine, considerare la situazione delle donne, che in alcuni ambiti vengono penalizzate non solo con una minore retribuzione, ma anche con l'assenza di garanzie nei tempi della gravidanza e della maternità". E ancora il problema degli incidenti: "Non ci sarà piena giustizia, infine, senza sicurezza sul lavoro, la cui mancanza fa ancora tante vittime".
    "Per dare speranza occorre invertire queste tendenze: sarà uno dei segni più rilevanti del Giubileo", conclude la Cei.
   
   

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