"Mai più la guerra!". Nel primo Regina Caeli di Leone XIV dalla Loggia centrale di San Pietro risuona il grido di suoi predecessori del '900, come Pio XI, Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, rinnovato in questo millennio anche da Benedetto XVI e papa Francesco, dal quale il nuovo Pontefice mutua anche la grande metafora della "terza guerra mondiale a pezzi". E da un Papa che già dal suo primo intervento aveva rivendicato una "pace disarmata e disarmante", non ci si poteva attendere altro.
Dopo aver parlato nella riflessione introduttiva del problema delle vocazioni, nell'odierna Giornata
Mondiale, e dopo aver recitato, in parte cantando, la preghiera mariana che in questo periodo pasquale sostituisce l'Angelus, Prevost ha dedicato alle guerre in corso e alla richiesta del "miracolo della pace" per l'Ucraina e Gaza, la quasi totalità dei suoi appelli. "L'immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale, terminava 80 anni fa, l'8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime - premette il Pontefice -. Nell'odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco, mi rivolgo anch'io ai grandi del mondo, ripetendo l'appello sempre attuale: 'Mai più la guerra!'".
Leone XIV afferma di portare "nel cuore le sofferenze dell'amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie", aggiunge nel suo appello. "Mi addolora profondamente - prosegue - quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi".
Prevost spiega poi di aver "accolto invece con soddisfazione l'annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan", e auspica "che attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole". "Ma quanti altri conflitti ci sono nel mondo! - esclama ancora - Affido alla Regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace".
Il Papa pronuncia il suo primo Regina Caeli non dalla finestra del Palazzo apostolico, come accadeva solitamente, ma dalla stessa Loggia centrale di San Pietro da dove giovedì scorso si è mostrato al mondo dopo l'elezione in Conclave e l'Habemus Papam. Festeggiato e acclamato dagli oltre 100 mila accorsi in Piazza San Pietro, prima di salutare e congedarsi ha parole anche sul fatto che "oggi in Italia e in altri paesi si celebra la Festa della Mamma. Mando un caro saluto a tutte le mamme con una preghiera per loro e per quelle che sono già in cielo. Buona festa a tutte le mamme!".
Di questo parla anche nella messa celebrata in mattinata nelle Grotte Vaticane col priore generale dell'Ordine di Sant'Agostino, padre Alejandro Moral Anton, all'altare in prossimità della Tomba di Pietro: "Oggi è la Festa della Mamma - ricorda nell'omelia -. Credo che ci sia solo una mamma presente: buona Festa della Mamma! Una delle espressioni più meravigliose dell'amore di Dio è l'amore che viene riversato dalle madri, soprattutto verso i loro figli e nipoti".
Dopo la messa, in cui tocca ancora il tema delle vocazioni, si ferma in preghiera sulle tombe dei suoi predecessori e davanti alla nicchia dei Pallii. Infine, dopo il Regina Caeli, Leone XIV riapre l'appartamento papale del Palazzo Apostolico, rimuovendo i sigilli apposti nel pomeriggio del 21 aprile 2025, in seguito alla morte di Papa Francesco. Sono presenti il cardinale camerlengo Kevin Farrell, il segretario di Stato Pietro Parolin, il sostituto Edgar Pen Parra, il 'ministro degli esteri' Paul Richard Gallagher, il reggente della Casa Pontificia Leonardo Sapienza. Per ora Prevost continua ad alloggiare nel suo appartamento al Palazzo dell'ex Sant'Uffizio, dove già risiedeva da cardinale. Ma una volta compiuti lavori di risistemazione, e accogliendo anche i consigli di diversi cardinali, potrebbe trasferirsi nell'appartamento papale. Quindi non più, come Papa Francesco, a Casa Santa Marta, che tornerebbe così ad essere solo il residence del Vaticano.
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