(di Manuela Tulli) "La condizione dei rifugiati, e soprattutto dei rifugiati cristiani, sta peggiorando.
Molti sono venuti in Turchia pensando che sarebbe stato un Paese di passaggio e invece sono qui ormai da anni".
A parlare è il
vicario apostolico d'Anatolia, monsignor Paolo Bizzeti, il
gesuita che nel 2015 ha preso il posto di monsignor Marcello
Padovese che era stato assassinato nel 2010 ad Alessandretta.
Mons. Bizzeti parla dei migranti che negli anni sono giunti
in Turchia pensando di poter raggiungere l'Europa. Anche se dai
campi profughi alcuni di loro sono passati a vivere in delle
case la condizione non è migliorata perché "vivono in un limbo
molto doloroso. Non possono più tornare indietro - sottolinea il
vicario del Papa in questa terra facendo riferimento alla
situazione ancora non facile in Siria, Iraq, Afghanistan da dove
arriva la maggior parte dei profughi - e le porte
dell'Occidente, come sapete, sono chiuse". "Le persone sono
demotivate, disperate, arrabbiate", aggiunge in un incontro in
Turchia con i giornalisti al seguito dell'Opera Romana
Pellegrinaggi.
Per i cristiani il problema si aggrava perché per loro qui è
difficile anche trovare un accompagnamento spirituale: "Mancano
sacerdoti che parlano la loro lingua, avrebbero bisogno di un
luogo dove incontrarsi, dove celebrare, la situazione è molto
difficile. Di fronte a questo provo un forte senso di
impotenza", dice Bizzeti commuovendosi al pensiero dei tanti
migranti che si ritrovano in Turchia "senza niente ma anche
senza chiesa e senza sacramenti". "La tentazione è quella di
lasciarsi andare ad una sopravvivenza di bassa lega".
La passione di Bizzeti per questo Paese era nata con un
viaggio ai tempi dell'università, nel 1978, "lì è scoccato il
colpo di fulmine", poi nel 1985 la richiesta, una volta
diventato padre gesuita, di venire qui in missione. "Ma allora
mi dissero che la mia Turchia era l'Italia". Poi nel 2015 la
chiamata di Papa Francesco che lo ha voluto come suo vicario in
Anatolia.
Mons. Bizzeti parla anche di un crescente interesse per il
cristianesimo: "In ogni parrocchia abbiamo dei turchi che
chiedono di diventare cristiani, c'è un crescente interesse,
alcuni vengono a conoscenza del cristianesimo attraverso
internet". Sono processi però non facili perché queste persone
"hanno bisogno di un accompagnamento di prima evangelizzazione
che deve però essere inculturato".
Infine il vicario apostolico parla della libertà religiosa:
"La Chiesa cattolica non ha personalità giuridica, come anche
non la ha la Caritas. Non si possono costruire cappelle, erigere
seminari ed è anche difficile a volte ottenere per gli operatori
pastorali permessi di soggiorno". Tutto è ancora legato al
Trattato di Losanna del 1923, firmato alla fine della prima
guerra mondiale. In questo accordo la religione cattolica non
venne parificata all'islam. "L'anno prossimo questo Trattato
farà cento anni. Non credo che la Turchia lo vorrà mettere in
discussione. E noi?", chiede Bizzeti.
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