(di Manuela Tulli) Tornano i pellegrini a Gerusalemme: il primo gruppo organizzato dall'Opera Romana Pellegrinaggi, dal 7 ottobre, è in questi giorni in Terra Santa per vivere la Pasqua con la comunità cristiana locale.
E' un piccolo gruppo, una ventina di persone da tutta Italia, ma l'Orp conta di mettere in cantiere, da ora in poi, due viaggi al mese.
I viaggi
in Terra Santa sono sempre stati il fulcro del principale ente
che organizza viaggi religiosi e che fa riferimento alla diocesi
di Roma.
"Siamo molto contenti - dice all'ANSA don Giovanni Biallo,
assistente spirituale dell'Orp e guida di questo primo gruppo
dopo l'inizio della guerra -, tutto si sta svolgendo bene, in
tranquillità". Don Giovanni ha guidato centinaia di gruppo in
questi anni: "Una cosa però non mi era mai capitata: la gioia
della Pasqua è mescolata da una vena di tristezza, si vede sui
volti della gente. Noi siamo qui per pregare per la pace, siamo
vicini a tutti, e come pellegrini ci consideriamo il terzo
popolo della Terra Santa". Quello che si respira "è un grande
desiderio di pace", racconta ancora don Biallo raggiunto
telefonicamente a Gerusalemme.
L'accoglienza per i pellegrini è molto calorosa: "Tutti ci
ringraziano, per strada ci salutano, dai francescani alla gente
della Città Vecchia che ci conosce da sempre, ci dicono di
essere contenti che siamo tornati, non solo la comunità
palestinese ma anche quella ebraica. Come dico sempre: noi
amiamo tutti e due i popoli, noi siamo 'equivicini' a tutti".
Quanto alla sicurezza, "le strade sono molto presidiate da
forze dell'ordine ma noi qui siamo sempre stati abituati a
pregare in mezzo alla polizia e ai militari. Oggi, che non è
solo venerdì santo per noi cristiani ma anche venerdì di
Ramadan, potevamo immaginare qualche turbolenza. Non c'è stata".
Il messaggio è dunque che "bisogna tornare in Terra Santa,
riprendere i pellegrinaggi. C'è tanta gente, e mi riferisco
soprattutto alla parte palestinese, che ha bisogno di lavorare.
Pensiamo per esempio a Betlemme dove è tutto fermo perché vive
soprattutto del nostro turismo. Ma questa gente ha bisogno
soprattutto di vicinanza. Bisogna non avere paura e la nostra
presenza è motivo di gioia per entrambi, per i cristiani locali
palestinesi ma anche per il mondo ebraico che ha sofferto una
aggressione inaccettabile. Possiamo essere come pellegrini un
fattore di riconciliazione. In questi giorni preghiamo per
questo. Al ritorno - assicura don Biallo - lavorerò per questo:
i pellegrinaggi devono riprendere come prima".
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