La Procura di Treviso dopo sette
anni aveva chiesto di archiviare il caso come omicidio-suicidio
nel contesto di una coppia convivente, ma la famiglia di Daniel
Pascal Albanese chiede che si riaprano le indagini, per chiarire
fino in fondo la vicenda e valutare se non ci sia invece la
responsabilità di una terza persona e non sia stato un duplice
omicidio. Lui, 50enne, fu trovato impiccato nella sua casa di
Cornuda il 26 novembre 2017, mentre la compagna Sofiya Melnyk,
ucraina 43enne, fu rinvenuta morta un mese dopo, la vigilia di
Natale, in un burrone in una zona di boschi a Borso del Grappa,
dentro un sacco dell'immondizia.
Opponendosi alla richiesta di archiviazione i familiari del
50enne, assistiti dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio
Petroncini del foro di Bologna, indicano alcuni testimoni da
sentire e chiedono di rivalutare alcuni accertamenti medico
legali che non sarebbero stati compiuti correttamente.
In particolare è emerso che la donna aveva relazioni con più
uomini contemporaneamente, una trentina, utilizzando differenti
identità e pseudonimi. Lui, si sostiene, non mostrava
risentimento e l'attività era in qualche modo 'concertata' dalla
coppia, ma c'è una conversazione del novembre 2017, agli atti
dopo gli accertamenti sui dispositivi elettronici, in cui il
50enne si mostrava preoccupato per un 'chiarimento' che la
compagna doveva avere con un uomo.
Si chiede poi di fare un sopralluogo in una parte della casa,
un'autonoma unità abitativa all'ultimo piano della palazzina
dove vivevano, dove non sono stati mai fatti accertamenti né
perquisizioni. Inoltre è stata prodotta una consulenza tecnica
di parte affidata al medico legale Donatella Fedeli che
sottolinea carenze nelle indagini e negli accertamenti, per cui
non sarebbe possibile affermare con assoluta certezza che si sia
trattato di suicidio.
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