(di Ugo Caltagirone)
Un fidato amico di Israele e un
acerrimo avversario dell'accordo con l'Iran. Un 'falco'
intransigente sulla Corea del Nord e uno strenuo sostenitore di
Guantanamo. E ancora, un ultraconservatore che vede come il fumo
negli occhi Barack Obama e Hillary Clinton e un duro che per il
'traditore' Edward Snowden vorrebbe la pena di morte. Non c'è
dubbio che con l'arrivo di Mike Pompeo al Dipartimento di stato
la politica estera americana sia destinata a virare bruscamente
a destra, tingendosi di quelle tinte forti che tanto piacciono a
Donald Trump. Le tinte di quel nazionalismo che il tycoon
considera la strada maestra da seguire perché l'America
riguadagni quella leadership mondiale secondo lui smarrita. Non
a caso - raccontano i ben informati - nel corpo diplomatico già
serpeggia una certa preoccupazione, il timore di una deriva
eccessivamente 'trumpista' sui principali scenari internazionali
con conseguenze difficili da prevedere: dal palcoscenico
asiatico all'intero Medio Oriente.
Ma su un punto tutti sembrano d'accordo: con Pompeo a Foggy
Bottom si avrà finalmente un segretario di Stato vero, nel pieno
delle sue funzioni e allineato alla Casa Bianca, dopo oltre un
anno di impalpabile gestione di Rex Tillerson, l'ex Ceo del
gigante petrolifero Exxon Mobil all'inizio fortemente voluto dal
tycoon e poi costantemente ignorato. Pompeo, 54 anni, nato in
California, e di origini abruzzesi, è considerato un fedelissimo
di Trump. Il loro legame - si racconta - si è ulteriormente
rafforzato nel corso dei quotidiani briefing sulla sicurezza che
si tengono alla Casa Bianca. Senza contare i punti guadagnati
agli occhi di Trump quando Pompeo ha preso le distanze da gran
parte della comunità dell'intelligence Usa affermando che la
Russia a suo modo di vedere non ha tramato per sostenere il
tycoon nelle elezioni presidenziali del 2016. Una sintonia che
emerge chiaramente anche dalle prime dichiarazioni. "Tra noi c'è
una buona chimica, siamo sulla stessa lunghezza d'onda", afferma
il presidente americano. "Con Trump l'America oggi è più
sicura", l'omaggio al tycoon del neo segretario di Stato.
Ex businessman, ex membro del Congresso eletto in Kansas per
la Camera dei rappresentanti, Pompeo deve preoccupare
soprattutto Teheran, che lui considera più del presidente uno
Stato sponsor del terrorismo internazionale di cui diffidare.
Facendo pressing sull'Europa perché si faccia marcia indietro su
molti punti dello storico accordo del 2015. E da capire sarà
anche come l'intransigenza dell'ex direttore della Cia potrà
facilitare il processo di pace in Medio Oriente, in una
situazione mai come in questa fase di muro contro muro tra
israeliani e palestinesi. Ma la prima sfida per Pompeo è già
dietro l'angolo: preparare lo storico incontro tra Trump e Kim
Jong-un, nella speranza di avviare un processo di pace insperato
fino a qualche settimana fa. Un passaggio molto delicato anche
per testare i rapporti con la Cina.
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