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Masolo (Europa Verde): “Veneto: effetti devastanti del decreto sicurezza sul comparto della canapa"

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Masolo (Europa Verde): “Veneto: effetti devastanti del decreto sicurezza sul comparto della canapa"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

"Presentata Risoluzione"

13 maggio 2025, 16:00

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO


(Arv) Venezia 13 mag. 2025 - “È necessario difendere un comparto produttivo, quello legato alla canapa legale, dagli effetti nefasti del decreto sicurezza”. Così, in sostanza, il capogruppo di Europa Verde in Consiglio regionale del Veneto Renzo Masolo che stamattina ha illustrato a Venezia, nella sala stampa di palazzo Ferro Fini, sede dell’assemblea legislativa regionale, la risoluzione n. 173 di cui è primo firmatario. “La risoluzione - ha ricordato il capogruppo - qualora approvata dal Consiglio, chiede al Parlamento di stralciare alcune disposizioni del decreto-legge del 4 aprile scorso in materia di sicurezza, laddove si modifica la disciplina relativa al sostegno e alla promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa di cui alla L. n. 242/2016, cioè della c.d. cannabis light. Tra le modifiche introdotte, infatti, vi è in particolare il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati; si prevede che, in tali ipotesi, si applicano le sanzioni previste al Titolo VIII del D.P.R. n. 309/1990 in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza. Di fatto, una criminalizzazione irragionevole della cannabis light che colpisce, nel quadro di una logica repressiva, un comparto di 3mila aziende, 30mila lavoratori, con oltre 350 imprese attive in Veneto per un totale stimato di circa 4mila addetti, in gran parte giovani imprenditori, che coprono circa il 15% della produzione nazionale. L’eurodeputata Cristina Guarda si sta già muovendo formalmente per risolvere questo problema a livello sovranazionale. Anche una parte dei rappresentanti delle forze politiche all’interno della maggioranza si sono espressi contro il provvedimento, tenuto conto peraltro che la legge nazionale andrebbe a colpire un settore che viene riconosciuto e finanziato da una legge regionale. Chiediamo quindi lo stralcio dell’articolo 18 dal decreto legge “Sicurezza” in sede di conversione, il rispetto della normativa europea, la restituzione di certezza giuridica a chi lavora nella legalità; non è una battaglia ideologica perché la canapa non rappresenta una minaccia, ma è una risorsa: difenderla significa difendere il futuro del Veneto e dell’Italia, ed è necessario ascoltare soprattutto le parole di chi rischia di pagare le conseguenze e il costo più alto di una scelta ideologica”.
Di seguito, è intervenuto Lawrance Myall, segretario di ICI, Imprenditori Canapa Italia, e socio di Agroselectiva: “Siamo specializzati nella produzione di fiori e di principi attivi, non psicoattivi, per diversi settori, ad esempio quello della cosmesi, e siamo stati particolarmente colpiti dagli effetti di questa disposizione. Alzando lo sguardo verso l’Europa, molti sono i paesi i cui governi stanno investendo e promuovendo la crescita equilibrata del settore; l’Italia va in controtendenza, tenuto conto che l’ONU ha rimosso la Cannabis dalle sostanze pericolose, l’OMS ha riconosciuto che il cannabidiolo, ossia il CBD, ovvero il principio attivo contenuto nelle infiorescenze di cannabis light, non possiede alcuna efficacia drogante: il CBD quindi non è sostanza d’abuso; la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che i paesi non possono impedire la libera circolazione di queste merci. Il problema è di chi rifiuta di guardare in faccia la realtà e il rischio è che di tutto ciò che è stato fatto in termini imprenditoriali non rimanga più nulla, compresi gli investimenti, con danni rilevanti per il tessuto economico e sociale del territorio”.
“Siamo negozianti della canapa - ha sottolineato Rosa Pone (CBD Hemp Store) - e non vogliamo privilegi: chiediamo solo di poter lavorare in pace in un settore legale, ecologico e pulito. Non ci sono zone grigie da temere; i nostri sono luoghi di benessere, sostenibilità e informazione: la canapa è pianta antica, ma il futuro che possiamo costruire assieme è nuovo”.
“Stiamo parlando di un settore che vale nel complesso circa due miliardi di euro - ha ricordato Roberto D' Aponte di Salute di Canapa, imprenditore e fondatore del blog di informazione “spazio canapa” - frutto del lavoro di imprenditori che non hanno improvvisato nulla, pur muovendosi in un quadro normativo disordinato: noi non vendiamo droga, non abbiamo mai venduto nulla di stupefacente, mentre l’articolo 18 del dl Sicurezza prevede in sostanza l’abbattimento del nostro settore attraverso l’ideologia, ben sapendo che negli angoli delle piazze esiste comunque un mercato nero che nulla ha che fare con noi. Il nostro settore, ben normato, potrebbe crescere ancora”.
“Il decreto - ha evidenziato Samuele Vianello (Radicali Venezia) - è frutto di una legislazione ideologica, proibizionista a prescindere, non basata su un confronto tecnico, una sorta di regalo al mercato nero attraverso una scelta legislativa che mira a esautorare il Parlamento attraverso un decreto da stato etico di fatto inapplicabile, che non previene né risolve le questioni sociali, cui seguirà una decrescita economica. Auspichiamo tuttavia una riapertura del dialogo per affrontare il problema e risolverlo: al contrario, l’unica conseguenza sarà l’esasperazione di nuovi conflitti sociali”.
“È un atto di guerra contro la razionalità e il progresso economico - ha ribadito Raffaella Stacciarini di Aps Meglio Legale - una forzatura ideologica che colpisce una coltivazione agricola che nulla ha a che fare con il narcotraffico. Lo stato, il governo ci sta dicendo di fatto: torniamo indietro e abbattiamo un comparto, peraltro in una condizione di recessione economica”.
“Stiamo parlando di una filiera, quella della canapa - ha concluso il consigliere regionale di Europa Verde Andrea Zanoni - di cui ci stiamo occupando dal 2014, partendo proprio da Treviso, riferendoci a una coltivazione presente da sempre in Veneto, in particolare negli anni ‘40. È evidente che lo Stato, attraverso queste disposizioni, non è amico dei cittadini e diventa nemico delle aziende, del progresso, della scienza, dei lavoratori e dei consumatori. È necessario resistere a questi attacchi ideologici e bigotti, a una politica antiscientifica, e manifestare contrarietà a questa disposizione e sostegno a questo mondo”.

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