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Ritrovarsi a Tokyo, dramma di un padre che cerca la figlia

Ritrovarsi a Tokyo, dramma di un padre che cerca la figlia

In sala dal 30 aprile. Senez: 'il razzismo c'è in tutti i Paesi'

ROMA, 14 aprile 2025, 11:34

Redazione ANSA

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Una storia privata di mancanze affettive che diventa politica, un atto di denuncia contro ingiustizie e pregiudizi razziali attraverso un padre che, a bordo del suo taxi, cerca disperatamente la figlia strappatagli dall'ex moglie, in una città di oltre 30 milioni di abitanti.
    "Ritrovarsi a Tokyo", firmato da Guillaume Senez, è un film intenso, duro ma misurato, senza proclami, in arrivo nelle sale italiane il 30 aprile, distribuito da Teodora Film. Interpretato da Romain Duris, "Ritrovarsi a Tokyo" affronta il tema della genitorialità, ma aggiungendo la denuncia: al centro del film la storia di Jay, un cittadino francese trapiantato a Tokyo che, dopo la separazione dalla moglie giapponese, deve lottare per riuscire a vedere sua figlia Lily. In Giappone infatti la legge non prevede l'affido congiunto: l'unica possibilità che ha Jay di rivedere la figlia è incontrarla per caso, e il destino gli regalerà incredibilmente questa opportunità. "La storia l'abbiamo scoperta con Romain Duris mentre eravamo in Giappone per la promozione del film precedente. Della mancanza della possibilità legale di un affido congiunto ho avuto occasione di parlare con alcune persone direttamente coinvolte, come Vincent Fichot, che per questo motivo ha intrapreso uno sciopero della fame durante le Olimpiadi di Tokyo del 2021", racconta all'ANSA Guillaume Senez, a Roma per presentare il film in anteprima italiana al Rendez-Vous Festival, "in caso di separazione, il genitore che per primo prende il figlio ha diritto ad avere la custodia". Nel film c'è anche la riflessione sull'immigrazione, analizzata da un punto di vista capovolto: Jay è un europeo, non un africano o un siriano come abitualmente vediamo sulle cronache, eppure è a malapena tollerato dal Giappone. "Sui migranti sappiamo tutto ma ci giriamo dall'altra parte", afferma, "il viaggio che fa Jay non è così accidentato, ma alcune questioni sono le stesse. Lui sembra integrato ma non lo è. C'è un razzismo sottostante in tutti i Paesi verso lo straniero".
   

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