La Marelli di Sulmona continua a
perdere pezzi. Dopo i semicorner (già oggetto di insourcing da
parte della ex Sevel di Atessa), entro fine anno lo stabilimento
peligno perderà anche la produzione dei bracci oscillanti,
sempre destinati all'ex Sevel di Atessa, che da fine 2025
verranno prodotti in lamiera (e non più in ghisa) in uno
stabilimento indiano di Marelli. Lo rendono noto le
organizzazioni sindacali all'indomani del tavolo nazionale. "E'
certo che la produzione in lamiera dei bracci sarebbe
assolutamente possibile a Sulmona, eppure Marelli ha spiegato
che l'adeguamento della produzione avrebbe determinato un costo
aggiuntivo e che Stellantis non ha accettato di assorbirlo, per
cui Marelli ha scelto di affidare la produzione al suo
stabilimento indiano, definito polo dei bracci" fanno notare i
sindacati, chiarendo che 37 persone saranno interessate da
questo processo.
"Alla nostra richiesta - scrive Fiom in una nota - avanzata
all'azienda in occasione dell'incontro in Regione Abruzzo del 29
gennaio scorso, di riportare all'interno dello stabilimento di
Sulmona le produzioni di quei pezzi oggi acquistati all'esterno
e poi rivenduti a ex Sevel, la risposta ricevuta è stata a dir
poco evasiva".
"L'azienda - fanno sapere i sindacati - ha dichiarato che per
Sulmona non è immaginabile una vocazione produttiva alternativa
a quella per ex Sevel e che ci sarà una ripresa dello
stabilimento peligno solo se/quando ex Sevel tornerà a
richiedere pezzi a Sulmona nei volumi necessari a garantire la
saturazione produttiva dello stabilimento. Premesso che lo
stabilimento di Sulmona dovrebbe avere anche le produzioni per
auto, oltre a quelle per Ducato, Marelli sta di fatto
comunicando che nei piani aziendali Sulmona l'auto non la vedrà
più. Riguardo poi alle produzioni per il Ducato, come ormai
sanno pure i muri, per effetto della sostituzione dell'impianto
di verniciatura dei furgoni da parte di ex Sevel, si è
determinata una contrazione irreversibile dei potenziali volumi
produttivi. Stante questa situazione, quali sarebbero i piani
dell'azienda per salvaguardare l'occupazione?" si chiedono le
organizzazioni sindacali sollecitando un tavolo urgente alla
Regione Abruzzo.
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