Israele ha lanciato stanotte nuovi raid aerei sulla Striscia di Gaza, con il premier Benyamin Netanyahu che accusa Hamas di non voler rilasciare gli ostaggi e respingere le proposte dei mediatori. Oltre 330 morti, secondo il ministero della Salute nella Striscia di Gaza gestito da Hamas che accusa: 'Netanyahu sacrifica gli ostaggi, cerca la salvezza politica'. Usa e Stato ebraico avvertono che si scatenerà "l'inferno" contro i terroristi.
Il quotidiano qatariota al-Araby al-Jadeed" cita una fonte egiziana secondo cui "funzionari dell'intelligence hanno convocato d'urgenza una delegazione di Hamas al Cairo per discutere le modalità per fermare l'aggressione a Gaza".
Secondo fonti della sicurezza citate dai media israeliani, l'attacco a sorpresa dell'Idf a Gaza della notte tra lunedì e martedì ha tre obiettivi principali. Il primo è creare una pressione militare che superi la situazione di stallo nei negoziati sul rilascio degli ostaggi. I bombardamenti aerei sono stati effettuati in luoghi in cui l'Idf e i servizi segreti ritengono di non aver messo in pericolo la vita degli ostaggi.
Il secondo obiettivo è far capire che Israele agirà non solo contro Hamas come organismo militare, ma anche come governo civile.
Nella notte, infatti cinque alti funzionari dell'amministrazione civile e politica dell'organizzazione sono stati eliminati dimostrando che Israele non fa distinzioni tra i vertici di Hamas, sia militari che politici. L'attacco serve anche come segnale ai mediatori, e in particolar modo all'Egitto, che Israele si oppone al fatto che Hamas rimanga come organismo governativo o militare nella Striscia di Gaza "il giorno dopo". Terzo obiettivo è quello di creare una forte pressione militare, in coordinamento e in congiunzione con gli Stati Uniti, su tutti gli elementi rimanenti nell'asse della resistenza sciita. Vale a dire, sugli Houthi, Hamas e l'Iran.
Il coordinamento con gli Stati Uniti deriva, tra le altre cose, dal desiderio dell'amministrazione statunitense di mostrare agli attori regionali e ad altri che la minaccia di Donald Trump di "aprire le porte dell'inferno" non era una frase vuota, e che questi sono passi pratici che esigeranno un prezzo elevato da Hamas, dagli Houthi e anche dall'Iran stesso.
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