TEL AVIV - Diverse fonti riferiscono che la Turchia sta consentendo alle fazioni palestinesi, tra cui Hamas e la Jihad islamica, di condurre addestramenti militari all'interno del territorio siriano, causando crescente preoccupazione in Israele. Lo riferiscono i media israeliani citando fonti secondo cui queste esercitazioni vengono condotte su richiesta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che sta aprendo la strada alle fazioni palestinesi per stabilire una presenza militare in Siria.
"Israele sta monitorando attentamente questa evoluzione e guarda con preoccupazione alla crescente presenza di Hamas e della Jihad islamica sul territorio siriano", ma al momento Ankara non sta trasferendo armi a queste fazioni all'interno della Siria, afferma il report. Gerusalemme considera ogni mossa del genere una "linea rossa" che spingerebbe ad agire.
Nel mentre la Turchia ha confermato di essere in trattative con Israele sulla presenza di entrambi i Paesi in Siria, con l'obiettivo di prevenire scontri ed eventualmente coordinarli, in modo simile a come Israele ha operato per anni nei confronti della Russia. La base T4 e di Palmira, di cui la Turchia ha cercato di prendere il controllo, sono state teatro di attacchi aerei israeliani volti a distruggere armi e munizioni precedentemente appartenenti al regime di Assad. Nelle scorse settimane le forze di sicurezza siriane hanno arrestato due leader palestinesi del movimento della Jihad islamica, si tratta di Khaled Khaled, capo della Jihad islamica in Siria, e Abu Ali Yasser, capo del comitato organizzativo per l'arena siriana, ricorda Sky news arabic. I media siriani hanno riferito che entrambi sono stati accusati di "spionaggio per l'Iran".
La Jihad islamica è una delle fazioni palestinesi che non hanno abbandonato la Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad poiché non hanno mai combattuto al suo fianco, come invece hanno fatto altre milizie che alla caduta del regime hanno dovuto abbandonare il Paese. Diversi quartier generali della Jihad islamica a Damasco sono stati sottoposti a ripetuti attacchi israeliani, il più recente dei quali è avvenuto il 13 marzo, quando l'abitazione del segretario generale del movimento, Ziad al-Nakhalah , è stata colpita da un missile dell'Idf.
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