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Dopo 34 anni rilievi nel luogo dove fu ucciso il giudice Scopelliti

Dopo 34 anni rilievi nel luogo dove fu ucciso il giudice Scopelliti

Esami sull'auto del magistrato. Usate anche moto e arma simili ad agguato

REGGIO CALABRIA, 08 aprile 2025, 17:51

Di Alessandro Sgherri

ANSACheck
Omicidio giudice Scopelliti: la ricostruzione della fasi dell 'omicidio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Omicidio giudice Scopelliti: la ricostruzione della fasi dell 'omicidio - RIPRODUZIONE RISERVATA

A distanza di 34 anni, la polizia è tornata sul luogo dell'omicidio del giudice Antonino Scopelliti, il sostituto procuratore generale della Cassazione ucciso il 9 agosto 1991 a Piale, una frazione di Villa San Giovanni, mentre stava facendo ritorno a Campo Calabro.

Un sopralluogo che si inserisce nell'ambito della nuova inchiesta aperta nel 2018 sulla base delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia catanese, Maurizio Avola, che ha raccontato di essere stato uno dei due sicari del magistrato.

Sul luogo esatto dell'omicidio, davanti alla pm della Dda Sara Parezzan, la Squadra mobile reggina e la Polizia scientifica hanno riportato la vettura a bordo della quale viaggiava Scopelliti quella sera, una Bmw 318i che in tutti questi anni è stata conservata dai familiari. Un'auto che non era mai più stata vista dopo l'agguato e che è servita per riscostruire nei minimi dettagli quanto accadde quel 9 agosto 1991.

Ma oltre alla vettura, sulla base delle indicazioni del collaboratore, gli agenti hanno portato sul luogo dell'omicidio una moto Honda Gold Wing 1200, la stessa marca e modello sulla quale si sarebbe trovato Avola. Ma non solo. I poliziotti che hanno simulato di essere i sicari di Scopelliti sono saliti a bordo della moto, nel punto esatto della curva teatro del delitto, ed hanno imbracciato un fucile calibro 12 di marca Arrizabala, replica fedele di quello che il collaboratore fece ritrovare nel 2018 interrato in un fondo agricolo in provincia di Catania e che, a suo dire, sarebbe stata l'arma del delitto.

Quel fucile era in pessime condizioni, tanto che non fu possibile eseguire le perizie balistiche, per cui la Dda reggina, diretta da Giuseppe Lombardo, ha chiesto alla Beretta una riproduzione fedele dell'arma.

E' stato proprio il ritrovamento, dopo le dichiarazioni autoaccusatorie di Avola, a portare ad una seconda indagine.

L'anno dopo, nel 2019, infatti, la Dda Reggina fece perquisire 18 tra boss e affiliati a cosche di mafia e di 'ndrangheta notificando loro un avviso di garanzia in relazione al delitto.

Tra loro figurava anche Matteo Messina Denaro.

Scopelliti fu assassinato poco prima dell'avvio in Cassazione del maxi processo a Cosa nostra nel quale avrebbe dovuto rappresentare l'accusa. Dietro a quel delitto, secondo gli inquirenti, vi sarebbe stata un'alleanza mafia-'ndrangheta. Di questo avrebbe parlato Avola ma anche un altro collaboratore, Francesco Onorato: nel processo "'ndrangheta stragista" ha sostenuto che Scopelliti fu ucciso dalle 'ndrine per fare un favore a Totò Riina, che temeva l'esito del giudizio della Cassazione. Una teoria che prese corpo fin da subito tanto che negli anni successivi alcuni boss siciliani furono processati quali mandanti del delitto ma poi assolti in via definitiva.

Adesso, la decisione di eseguire a 34 anni dal delitto una ricostruzione dell'agguato sarebbe stata determinata dalla necessità di riscontrare le dichiarazioni di Avola che, evidentemente, necessitavano di essere verificate alla luce di rilievi eseguiti con nuove tecniche investigative che potrebbero fornire ulteriori dettagli rispetto a quelli effettuati il giorno dell'omicidio. L'informativa di squadra mobile e scientifica potrebbe arrivare sulla scrivania dei magistrati della Dda già nei prossimi giorni e potrebbe dare nuovo impulso alle indagini per risalire ai mandanti dell'omicidio.  

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