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Giovane strangolata: imputato, c'era un mostro nella mia testa

Giovane strangolata: imputato, c'era un mostro nella mia testa

Lui chiede scusa a famiglia e punta il dito contro agenti

ROMA, 08 novembre 2022, 13:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Voglio chiedere scusa alla famiglia di Rosa... avevo degli stupefacenti in testa... non ero io, era un mostro che stava lì". Ha preso la parola e fornito a giudici avvocati e pm la sua versione dell'accaduto, Elpidio D'Ambra, il 31enne reo confesso dell'omicidio volontario, per futili motivi, della 23enne Rosa Alfieri, avvenuto lo scorso febbraio a Grumo Nevano, in provincia di Napoli.
    Durante il processo, stamattina, ha chiesto e ottenuto dal giudice il nullaosta per rilasciare dichiarazioni spontanee, dichiarazioni durante le quali anche puntato il dito contro l'operato dei poliziotti che lo hanno identificato e fermato nell'ospedale San Paolo del quartiere Fuorigrotta di Napoli, il giorno dopo l'omicidio.
    "Non credo a quello che ha detto, come non gli crederà la giuria", ha detto dopo la fine dell'udienza Vincenzo Alfieri, padre della giovane vittima, il primo a trovare la figlia senza vita nell'abitazione di D'Ambra.
    "Io ho grande fiducia nella Giustizia - ha aggiunto Vincenzo Alfieri - e le scuse non le accetto: ha ucciso mia figlia, di quali scuse parliamo. Solo una bestia può fare una cosa del genere. Le sue sono parole dette per cercare di avere meno danni, per avere una pena grave. Quello che ha detto, l'ha detto per non prendere l'ergastolo".
   

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