Il gup di Napoli Giovanni
Vinciguerra ha condannato a sei anni di carcere per associazione
camorristica il 46enne Nicola Schiavone, detto "o russ", nipote
del capoclan dei Casalesi Francesco "Sandokan" Schiavone,
ritenuto un imprenditore da sempre al servizio della cosca,
grazie alla quale si sarebbe assicurato numerosi appalti
pubblici. La condanna è in continuazione con quella già inflitta
nel processo "Normandia 2". Il gup, al termine dell'abbreviato,
ha poi assolto lo stesso Schiavone (difeso da Carlo De Stavola e
Mario Griffo) per intestazione fittizia; assolti per non aver
commesso il fatto Isodoro e Luigi Schiavone (difesi da Mario
Griffo), rispettivamente padre e fratello di Nicola che
rispondevano di riciclaggio con l'aggravante mafiosa,
condannando poi a tre anni l'imputato Vincenzo Mosca e a quattro
anni Nicola Ucciero. Il pm Graziella Arlomede aveva chiesto otto
anni per Nicola Schiavone e sei anni per i suoi stretti
congiunti. Schiavone finì in carcere il 21 novembre del 2022
insieme a Ucciero per la sua militanza nel clan, da cui non si
era mai allontanato. Condannato a dieci anni di carcere nel
processo al clan denominato "Normandia 2", fu scarcerato nel
2019, e con una telefonata anonima alla stampa rese noto il suo
ritorno nel Casertano. Non solo: decise anche di convocare vari
imprenditori considerati tutti, a vario titolo, beneficiari di
un accordo economico-criminale con il clan dei Casalesi per
ottenere delle forniture di materiali edili o l'esecuzione di
appalti pubblici. Tra le persone che vennero convocate c'erano
anche coloro che ebbero in prestito denaro, al fine di chiederne
la restituzione. Per la Dda, Schiavone avrebbe gestito tramite
prestanome una società attiva nel settore degli appalti
pubblici, che si occupava di lavori edili con la pubblica
amministrazione mediante contratti di avvalimento non avendo
attestazioni Soa, essendo l'azienda di nuova costituzione.
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