Quasi due secoli di carcere sono
stati chiesti dal Pm della Dda di Napoli, Henry John Woodcock,
nella requisitoria al processo "Aste Ok" in corso davanti ai
giudici del tribunale di Avellino per i 19 imputati accusati, a
vario titolo, di associazione di stampo mafioso, turbativa degli
incanti ed estorsione. Le pene più severe sono state richieste
per i presunti capi e affiliati del Nuovo clan Partenio che,
insieme a Livia Forte, per anni hanno monopolizzato e dettato
legge nel settore delle aste di abitazioni e capannoni
industriali messi all'incanto dalla sezione fallimentare del
tribunale irpino. Le condanne più severe sono state chieste
proprio per Livia Forte, soprannominata Lady Aste (24 anni di
reclusione) e per Armando Pompeo Aprile (25 anni) considerato un
esponente di primo piano del clan.
Da ieri, dopo tre anni e quattro mesi di detenzione, Livia
Forte ha lasciato il carcere di Latina con l'obbligo di
presentarsi all'autorità di Polizia giudiziaria su decisione del
Tribunale del Riesame. Per Nicola Galdieri, ritenuto insieme al
fratello Pasquale (quest'ultimo non compare nel processo) la
pena richiesta è stata di 14 anni e otto mesi. Quasi 18 anni di
carcere sono stati invece invocati per Gianluca Formisano, uno
degli avvocati degli imputati finito in carcere nel 2023 dopo
che dagli arresti domiciliari avrebbe continuato a inquinare le
prove a carico dei suoi assistiti. Il processo, davanti al
collegio presieduto da Roberto Melone, giudici a latere Fabrizio
Ciccone e Gilda Zarrella, riprenderà con la discussione delle
difese degli imputati. La sentenza è attesa nel prossimo mese di
maggio.
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