"Grazie, amara terra mia di Acerra,
perché stai vivendo la tua passione come quella del Crocifisso
che porti in processione il venerdì santo". Sono alcune delle
parole che il vescovo di Acerra (Napoli), monsignor Antonio Di
Donna, spiega che avrebbe voluto ascoltare da chi, in questi
giorni, ha commentato negativamente le recenti dichiarazioni di
Roberto Fico (M5S), che aveva parlato della necessità di
chiudere l'unico termovalorizzatore campano.
Parole di "tenerezza e compassione", sottolinea il presule,
che sono "mancate verso la città che, unica in Campania, porta
il peso dello smaltimento dei rifiuti, pagando un alto prezzo in
termini di vite umane".
"È mancata - ha spiegato Di Donna - soprattutto da parte di
quelli che non vivono nella città dell'inceneritore e che non
sono colpiti da lutti familiari, una parola diversa, una parola
di compassione, di solidarietà alla città di Acerra. Mi sarei
aspettato, soprattutto da quelli che vivono nella grande
metropoli di Napoli, dalla quale provengono la maggior parte dei
rifiuti che bruciano nell'inceneritore, una parola di tenerezza,
che io, nel mio piccolo, ho tentato di formulare". "Grazie,
città di Acerra, perché porti da sola, in Campania, un peso così
grande - le parole che il vescovo avrebbe voluto ascoltare o
leggere - Grazie, amara terra mia, perché stai vivendo la tua
passione come quella del Crocifisso che porti in processione il
venerdì santo. Grazie, città crocifissa, città-sacrificata
sull'altare della ragion di Stato (o di Regione). Perdonaci, se
continuiamo a dirti: "arràngiati, così deve andare". Perdonaci
se non sappiamo trovar altre soluzioni per la questione dei
rifiuti. Perdonaci, Acerra: te lo chiediamo per i tuoi figli,
giovani e adulti che sono morti a causa dell'inquinamento. Non
rassegnarti, città santa, non perdere la speranza. Verranno
giorni un cui non si concentrerà più in te tutto il sistema dei
rifiuti della Campania. Verranno giorni in cui il più giovane
dei tuoi figli morirà a 100 anni. Verranno giorni in cui l'aria
sarà respirabile, non ci saranno più camion diretti
all'inceneritore. Cara, povera Acerra, ti amiamo".
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