''Il caso di nostro figlio non va
archiviato, chiediamo che si continui ad indagare affinché
sulla sua tragica morte venga fatta giustizia e sia sancita la
verità: Mario è stato ucciso". E' questo l'appello che Anna
Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario Paciolla, cooperante
delle Nazioni Unite, impegnato in Colombia e trovato morto il 15
luglio 2020, lanciano alla vigilia di un'udienza, il prossimo 19
marzo, dove il giudice, dopo l'opposizione all'archiviazione
degli avvocati della famiglia, si dovrà esprimere sul caso.
La morte di Mario Paciolla, avvenuta mentre il giovane era
impegnato in Colombia per verificare il rispetto degli accordi
di pace tra il governo e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie
della Colombia), e' stata da subito classificata come suicidio.
"Ma le tantissime circostanze ambigue e le incongruenze che
caratterizzano l'operato degli investigatori e dei responsabili
delle Nazioni Unite presenti sul posto al momento della tragedia
- racconta all'ANSA Pino Paciolla - hanno sempre sollevato in
noi sempre maggiori dubbi su questa versione".
''Da sempre - ricorda Anna Motta - gli amici di Mario, i suoi
colleghi giornalisti e Art21 (associazione di esponenti del
mondo della comunicazione, della cultura e dello spettacolo) e
semplici cittadini sono al nostro fianco in questo percorso di
verità e giustizia. L'appuntamento per tutti è per il 19 marzo
dalle 9 per un presidio, una 'scorta mediatica', davanti alla
sede del tribunale di Piazzale Clodio".
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