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A Pitti Uomo il monito green del principe Carlo d'Inghilterra

A Pitti Uomo il monito green del principe Carlo d'Inghilterra

Scalfarotto, chi vuole protezionismo non vuole bene all'Italia

FIRENZE, 13 gennaio 2020, 15:52

dell'inviata Patrizia Vacalebri

ANSACheck

Britain 's Charles, Prince of Wales © ANSA/EPA

Britain 's Charles, Prince of Wales © ANSA/EPA
Britain 's Charles, Prince of Wales © ANSA/EPA

Pitti Uomo n.97 di scena a Firenze fino al 10 gennaio punta dritto all'insegna della sostenibilità.
    Tutto è talmente "politically green" che anche il principe Carlo d'Inghilterra, da sempre ambientalista convinto, molto vicino al nostro paese e a Firenze, stavolta in qualità di patron della Campaign for Wool, della Woolmark Company, (The Woolmark Company è l'autorità globale della lana Merino, filiale di Australian Wool Innovation, compagnia no-profit di proprietà di più di 60.000 allevatori di pecore Merino che investe in ricerca, sviluppo e marketing a livello mondiale lungo tutta la filiera) ha voluto dare il suo apporto green a favore della lana australiana, in un video messaggio mandato in onda nel corso dell'inaugurazione del 97/o salone di Pitti Uomo a Palazzo Vecchio. Presenti il sindaco di Firenze Dario Nardella, il presidente di Pitti Immagine Claudio Marenzi, il sottosegretario agli Affari Esteri, Ivan Scalfarotto, il presidente dell'Ice Carlo Maria Ferro, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
    Dopo le scuse per non essere stato presente all'inaugurazione del salone della moda maschile fiorentino il principe del Galles ha spiegato che all'inizio di aprile 2017, era stato ospite con sua moglie di Pitti Immagine nella Sala Bianca di Palazzo Pitti.
    "In quell'occasione siamo stati felici di incontrare filatori e tessitori italiani e britannici - ha ricordato il principe - e di parlare insieme del messaggio di sostenibilità di Campaign For Wool. È quasi incredibile pensare che siano passati più di dieci anni da quando ho inaugurato la Campaign For Wool, in un momento di particolare sfida per questo importante settore rurale. La mia speranza era - prosegue il principe - che se tutte le nazioni che producono la lana si fossero unite in spirito di cooperazione, avremmo trovato modi migliori di fare marketing di questa fibra, che è così straordinariamente pratica e versatile, e allo stesso tempo saremmo riusciti ad aiutare i tanti allevatori di pecore che operano sotto pressione e in grandi difficoltà. Mi è ancora più chiaro adesso, più di quanto non lo fosse allora, che i materiali naturali, non provenienti da combustibili fossili, non infiammabili e naturalmente biodegradabili, hanno un ruolo importante da giocare nell'enorme sfida del cambiamento climatico. E quindi sono molto contento che il messaggio dell'inerente sostenibilità della lana verrà celebrato nei prossimi giorni. E che in tutti i suoi usi finali la lana verrà messa in evidenza come fibra di scelta ecologica.
    Il fatto che più di mille brand globali si siano uniti alla Campaign For Wool, indica che i messaggi di sostenibilità e biodegradabilità e il sostenere in modo persuasivo la scelta di fibre naturali anziché sintetiche, sono concetti che finalmente penetrano tutte le coscienze. La gente comincia a fare domande minuziose circa la provenienza e il contenuto della moda attuale e di tutto ciò che viene messo nelle loro case".
    Altro tema affrontato quello degli scambi e del libero mercato. "Chi vuole protezionismo non vuole bene Italia - ha detto invece il sottosegretario Scalfarotto -. Le nostre esportazioni ci hanno tenuti in piedi: questo nostro Paese vive di pace e di apertura, e chi predica la chiusura non vuole bene al nostro Paese". "Se non avessimo esportato nulla nel 2017 saremmo stati di 7 punti di Pil piu' poveri che nel 2020", ha aggiunto. "Noi non abbiamo grandi materie prime, noi acquistiamo materie prime, le trasformiamo meravigliosamente, le facciamo diventare Made in Italy: il giorno che andiamo a chiudere i mercati abbiamo piu' difficolta' ad acquistare e a vendere, non ci vuole una laurea in economia'. Il sottosegretario ha ricordato a margine, citando Frederic Bastiat, che "dove non passano le merci, passano gli eserciti. Il commercio internazionale e' anche un grande strumento di pace, uno strumento di conoscenza, di condivisione e di cultura. Quando vendiamo un capo di abbigliamento Made in Italy noi in realta' vendiamo l'esperienza italiana. Chi vuole acquistare Made in Italy vuole acquistare non soltanto un capo di abbigliamento o il cibo, o il vino o un macchinario ma vuole acquistare un'esperienza intera".
   

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