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Un test per capire se l’universo è uniforme

Un test per capire se l’universo è uniforme

25 febbraio 2025, 11:25

di Benedetta Bianco

ANSACheck
L’uniformità dell’universo su larga scala è alla base del  Principio Cosmologico (fonte: iPxabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’uniformità dell’universo su larga scala è alla base del Principio Cosmologico (fonte: iPxabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un test potrà verificare se la struttura dell’universo è uniforme, come prevede il Modello Standard della cosmologia, la teoria principale che oggi spiega l’origine, l’evoluzione e lo stato attuale del cosmo. Il test è stato messo a punto dal gruppo di ricerca guidato dall’Università sudafricana di Western Cape, che utilizzerà le osservazioni fatte da strumenti avanzati come Euclid, il telescopio spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea, che sta realizzando la più dettagliata mappa 3D dell’universo.

Se il nuovo metodo, descritto sul Journal of Cosmology and Astroparticle Physics, dovesse individuare invece delle anomalie, potrebbe aprire un nuovo capitolo per la cosmologia, portando ad una revisione anche profonda del Modello Standard. L’omogeneità dell’universo su larghissima scala è alla base del cosiddetto Principio Cosmologico.

“Vedo il Principio Cosmologico come una sorta di dichiarazione di umiltà estrema”, dice James Adam, che ha guidato i ricercatori. Il Principio, infatti, sostiene non solo che non ci troviamo al centro dell’universo, ma che un centro vero e proprio non esiste nemmeno. Questo assunto è stato tuttavia messo in discussione da alcune osservazioni recenti, come le misurazioni contrastanti del tasso di espansione dell’universo.

È per verificare la fondatezza di queste anomalie che gli autori dello studio hanno sviluppato un nuovo metodo, che sfrutterà le lenti gravitazionali deboli. È lo stesso fenomeno alla base del rarissimo anello di Einstein appena scoperto proprio da Euclid: in quel caso, la lente gravitazionale responsabile è di tipo forte, mentre per valutare l’omogeneità cosmica serviranno lenti deboli, che producono effetti distorsivi molto più piccoli.

Se il test dovesse confermare le anomalie osservate, bisognerebbe modificare il Modello Standard, ma non sarebbe un processo facile: esistono già modelli teorici alternativi che possono spiegare queste alterazioni, ma nessuno di questi è solido o ampiamente accettato come quello Standard. Tuttavia, qualsiasi revisione dipenderebbe anche dall’entità delle anomalie: “Potrebbe trattarsi di una revisione seria – conclude Adam – oppure solo dell’aggiunta di un piccolo termine qua e là”.

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