- Il 2024 conferma il trend negativo sui consumi di vino mondiali. Tra i 12 principali mercati di import si sono registrate variazioni positive solo per Stati Uniti, Canada, Cina e Brasile. In tale quadro, gli acquisti di vino dall'Italia crescono più della media grazie soprattutto agli spumanti. Mentre cala del 2% in Francia con il crollo dello champagne. Sono alcune evidenze emerse durante l'XI Forum Wine Monitor del Nomisma.
Il Prosecco registra un +4,8% di export a valore contro una media aggregata del -5,1%, con punte del +11% negli Stati Uniti, del 10% in Australia e del 9% in Canada. Non è riuscito invece a recuperare il calo del 2023 il vino francese che ha perso un altro 2,4% nel valore dei vini esportati (dopo il -2,7% del 2023). "E' stato lo champagne a trascinare al ribasso le esportazioni transalpine con il 10% in meno di bottiglie spedite nel mondo", spiega Denis Pantini, responsabile agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma.
Sul mercato nazionale, evidenzia la ricerca, la fiammata inflazionistica degli ultimi anni ha lasciato un consumatore italiano con minori capacità di spesa. Si deduce dalle quantità di vino vendute nella Distribuzione Moderna che evidenzia una riduzione di quasi il -2% nel canale Iper e Super, con punte più elevate nel caso dei vini rossi (-4,6%) e frizzanti (-7,4%). I volumi venduti hanno invece tenuto nel discount, con + 1,2%, in particolare grazie agli spumanti.
In questo scenario complesso, anche per i dazi, è prioritaria la ricerca di nuovi mercati: negli ultimi 3 anni l'export vinicolo dall'Italia è cresciuto nell'Est Europa e in America Latina: Polonia (+26% rispetto al 2022), Repubblica Ceca (+47%), Romania (+22%), Messico (+3%) ed Ecuador (+56%, senza dimenticare il Brasile, che fa parte dell'accordo di libero scambio tra Ue e Mercosur.
Nel mondo, infine, la maggior parte dei consumi di vino è ancora sostenuto dagli over 60. "In Italia i giovani appartenenti alla Gen Z consumano vino solo in occasioni speciali, hanno una scarsa conoscenza del prodotto e quando lo scelgono prestano attenzione primariamente alla gradazione alcolica e alla sostenibilità. E lo stesso accade anche negli Stati Uniti e questo spiega perché i No Alcol wines sono già una realtà diffusa nel consumo delle giovani generazioni", afferma Ilaria Cisbani, Market Analyst di Nomisma Wine Monitor.
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